Colpi di scena in Iowa. I sondaggi sulle primarie americane vengono smentiti sia in campo repubblicano, dove Ted Cruz (con il 28% dei voti) ha superato Donald Trump (24%), sia in quello democratico, con Hilary Clinton sostanzialmente raggiunta da Bernie Sanders. Tra i conservatori si fa strada il nome di Marco Rubio, che con il suo 23% è arrivato a tallonare Trump (mentre il quarto arrivato, l’ex neurochirurgo Ben Carson, è stato staccato di molto, con solo il 9,3% dei voti). Nel partito del presidente Obama, invece, è stato annunciato il ritiro della candidatura dell’ex governatore del Maryland, Martin O’Malley.
Il risultato più clamoroso è però certamente quello di Ted Cruz, che per molti versi è più estremista dello stesso Trump. Con continue citazioni della Bibbia, il candidato di origine cubana ha annunciato che la sua presidenza sarà “la vittoria dei valori giudeo-cristiani, dopo anni in cui Obama ha rovinato l’America. Questa è una vittoria della base. L’establishment del partito aveva puntato su altri”.
In effetti, il candidato su cui punta l’establishment repubblicano è Rubio, il più moderato dei tre. E infatti Rubio ha fatto un discorso trionfale, da quasi-vincitore, dopo una serata che lo consacra nel trio di testa. Con ogni probabilità cominceranno a riversarsi su di lui i fondi dei ricchi finanziatori che finora sostenevano Bush.
Tra i democratici, a cantare vittoria è Sanders: “All’inizio della mia campagna – ha detto il senatore del Vermont – ero staccato di 40 punti. Ho fatto una campagna senza mezzi, senza grandi finanziatori”. Per la Clinton, che nell’Iowa disponeva di una macchina organizzativa molto più strutturata e vasta, il pareggio è già un brutto segnale.