Superato lo scoglio (e che scoglio!) dell’assemblea nazionale del Pd la campagna elettorale per le primarie del centro-sinistra è subito entrata nel vivo con un botta e risposta tra Vendola e Renzi, e con Bersani che mette qualche puntino sulle i, a proposito dell’assenza del sindaco di Firenze dalla riunione di sabato scorso. Insomma, questa volta saranno primarie vere.
L’attacco del leader di Sel al sindaco rottamatore è senza mezzi termini: “Se c’è qualcosa da rottamare – spiega Vendola – questo è il liberismo, sconfitto in Europa, e al quale Renzi affida la sua strategia“. Replica del sindaco: “Io le cose di sinistra le faccio e le ho fatte; voglio la sinistra che vince e non faccio come altri che si accontentano di partecipare“. Bersani, intanto, non nasconde la propria soddisfazione per come sono andate le cose sabato e a Renzi, che aveva detto di fidarsi del segretario, replica: “Vorrei che si fidasse soprattutto del Pd”. Con un esplicito riferimento all’assenza dall’assemblea nazionale, della quale, ricorda, “lui fa parte”.
Ora le regole emerse in forma di canovaccio dalla riunione del Pd di sabato saranno sottoposte al vaglio delle altre forze di centro-sinistra: al Psi e a Sel, non all’Api perché, come ha ricordato Bersani, Tabacci compete come personalità autorevole del centro-sinistra. Ma intanto nel Pd è ancora aperta la discussione su come procedere al rinnovamento anche nella formazione delle liste. E qui c’è la questione dei tre mandati, oltre i quali (salvo deroghe) i parlamentari del Pd non possono essere ripresentati.
Innanzitutto c’è da dire che, sulla base di un ordine del giorno approvato in una precedente assemblea nazionale, i tre mandati vanno intesi come “pieni”: in pratica quindici anni di attività parlamentare. Ma anche con questa interpretazione estensiva non si salverebbero alcuni dirigenti autorevoli come Bindi, D’Alema e Veltroni. Questione aperta e quanto mai delicata perché in molti pensano che Bersani sul rinnovamento voglia giocare d’anticipo su Renzi. Insomma potrebbe essere proprio il segretario, nel corso della campagna per le primarie, a dare segnali forti sul fatto che questa volta le deroghe (ammesso che ci siano) saranno davvero poche.
Se all’assemblea nazionale del Pd non c’è stato lo psicodramma da molti annunciato, non altrettanto non si può dire di un Pdl ormai in pieno marasma. Silvio Berlusconi per il momento ha lasciato baracca e burrattini per recarsi in Russia a festeggiare l’amico Vladimir Putin. Il tutto mentre il cerchio dei suoi più stretti collaboratori (“Il Giornale” in testa) lo invitano a rottamare il Pdl o addirittura a lasciarlo per fare altro. E a questo punto non sono soltanto gli ex An a mostrare tutto il proprio sconcerto per i comportamenti dell’ex premier. Persino un uomo di grande esperienza politica e considerato un fedelissimo del capo come Fabrizio Cicchitto se la prende con coloro che “sparano sul quartier generale”.
A Venezia intanto torna in scena la Lega. E tornano le camice verdi che sembravano essere state messe da parte dal nuovo corso. Torna anche Bossi, al quale il segretario Roberto Maroni consente di tenere un breve discorso. Lui, il segretario delle scope, invita intanto alla disobbedienza civile, alla protesta fiscale al grido di “Via Equitalia dal Nord”. E naturalmente sono durissimi gli attacchi al governo Monti che si concretizzano anche nell’escludere ogni alleanza con il Pdl, perché sostiene il governo tecnico. E’ campagna elettorale per tutti.