Alla fine ha avuto ragione la pazienza di Bersani. E così l’assemblea nazionale del Pd, che, nei fatti, avvia il percorso delle primarie è stata tutt’altro che lo psicodramma che in molti avevano accreditato. Innanzitutto è stato ampiamente superato il quorum necessario perchè la riunione potesse essere considerata valida: ben 571 voti si sono pronunciati per la modifica statutaria (in pratica una sospensione della regola precedente) che consentirà al sindaco di Firenze Matteo Renzi di essere della partita. Contrari sono stati in 8, ai quali si aggiunge un’astensione.
Ora sarà Bersani a sottoporre le indicazioni dell’assemblea a Vendola, a Nencini e a Rutelli (Sel, socialisti e Api) e a definire con loro le regole per il voto. Il quale sarà a doppio turno nel caso che nessuno dei candidati superi al primo il 50% e prevederà la preregistrazione dei votanti, la quale però potrà avvenire anche nel giorno del primo turno di votazione. Al secondo turno potranno votare, oltre a coloro che hanno partecipato al primo round, anche coloro, che pur non avendo votato, avevano avuto l’accortezza di registrarsi in tempo utile.
Matteo Renzi ieri non si è recato all’Ergife per partecipare all’assemblea, preferendo continuare il suo tour in camper per l’Italia. Una mossa che ha creato qualche disappunto, tra coloro che pure erano orientati a sostenerlo. Il sindaco di Firenze ha tuttavia apprezzato le conclusioni dell’assemblea confermando di fidarsi di Bersani e di essere contro inutili polemiche. Insomma, anche se le insidie sono dietro ogni angolo, l’assemblea di ieri è un buon avvio per le primarie del Centro-sinistra. Secco e negativo invece il commento del leader dell’Udc Casini: nessun’alleanza con chi va con Sel e l’Idv.