Le parole sono importanti, diceva (citato fino alla noia) Nanni Moretti in Palombella rossa, nella parte di un funzionario del Pci. Il Pci non esiste più, e neanche il Pds se è per questo (o i Ds), giunto, dopo lunghe peregrinazioni, alla sua attuale emanazione (priva della parola “sinistra”, ritenuta forse squalificata), ma le parole rimangono importanti, soprattutto in politica.
Anche per questo Expert System, azienda attiva nella tecnologia semantica, ha analizzato tramite un software (Cogito) il linguaggio usato da Tabacci, Puppato, Renzi, Vendola e Bersani durante il dibattito andato in onda ieri sera su Sky TG24, in vista delle primarie del PD, una battaglia (caratterizzata, per amore di verità, da un grande fair play), che si combatte anche e soprattuto a suon di parole.
Sono molti i dati emersi dal confronto. I primi sono di carattere quantitavo e rivelano che a parlare di più, a parità di tempo (scandito dall’incombente cronometro alle spalle dei candidati), è stato Matteo Renzi, che ha usato il 36% di parole in più rispetto al fanalino di coda Nichi Vendola. Alle spalle del sindaco di Firenze, in questa speciale classifica, si è piazzato Bersani, seguito, nell’ordine, da Puppato e Tabacci.
Expert system, poi, si è avvalso del’Indice di leggibilità Gunning di Fog (che indica il numero di anni di educazione formale di cui una persona necessita al fine di leggere con facilità un testo) per calcolare il livello di accessibilità, per gli elettori – spettatori, del linguaggio dei candidati. I più facili da capire sono risultati essere Bersani e Tabacci, la cui comprensione richiede 10 anni di scolarizzazione (e cioè il livello di terza superiore), mentre Puppato, Renzi e Vendola ne richiedono 12 (equivalenti al livello di diploma superiore). Rimane comunque alta la soglia di scolarizzazione richiesta dai nostri politici, assai maggiore di quanto mostrato nella campagna elettorale statunitense sia da Obama che da Romney.
A livello sintattico, i 5 candidati hanno evidenziato poche differenze: si va, infatti, dalle 3,9 proposizioni per periodo della Puppato alle 3,3 di Tabacci, passando per le 3,8 di Bersani, le 3,6 di Vendola e le 3,4 di Renzi.
Più affascinante e diversificato, oltre che politicamente rilevante, è il quadro dei concetti principali trattati dai cinque candidati. Il filo rosso che unisce tutti gli sfidanti è il concetto di “Paese”, (al primo posto per Tabacci, renzi e Puppato, tra i primi per Bersani e Vendola). Tabacci, Bersani e Vendola, poi, sono accomunati dall’insistenza sul tema della “Coalizione”, così come Renzi e Puppato sono legati tra loro dall’ampio utilizzo di termini riconducibili al tema del lavoro.
Sempre rimanendo sul percorso delle parole più utilizzate, si segnalano per concretezza Tabacci, con “Tasse”, Ici ed “Evasione”, e la Puppato, che tocca i temi economici con termini come “Risparmio”, “Reddito”, “Posto di lavoro” e “Ricevuta fiscale”. In mezzo al guado Renzi e Bersani, che si dividono tra concetti economici e concetti politici, mentre Vendola interpreta la parte del sognatore, accompagnando “Destino” a termini come “Politica” e “Centrosinistra”.
Un ruolo, quello del governatore pugliese, ribadito anche dalla scelta dei verbi: dopo “Essere” (il più usato da tutti candidati) spicca, tra le scelte semantiche di Vendola, la ricorrenza di “Pensare”, mentre Renzi, piuttosto assertivo, predilige “Fare”. Per Bersani, (un po’ zavorrato dall’uso eccessivo dell’intercalare “quindi”) il verbo è “Dire”, mentre per Tabacci e Puppato spicca “Avere”, seguito in entrambi i casi da “Fare”.
Utile anche l’analisi del sentiment trasmesso dalle parole pronunciate dai candidati: per Renzi, Tabacci e Puppato è neutro (i termini positivi e quelli negativi sostanzialmente si equivalgono), mentre è negativo quello di Bersani (“problema, crisi, disagio” e Vendola (“grave,eccessivo, insopportabile”).
Ne emerge, alla fine dei conti, quadro affascinante e non scontato, che rivela vicinanze (o distanze) talvolta diverse da ciò che si era immaginato, un modo per cercare di capire meglio, attraverso le studio delle loro stesse parole, i candidati alle primarie del centrosinistra.