A tre giorni dal ballottaggio per le primarie del Pd, Bersani resta il favorito, ma la partita è tutt’altro che chiusa. Nella giornata di ieri il segretario del Pd ha messo a segno un colpo importante perché Nichi Vendola (“ho sentito profumo di sinistra”) si è pronunciato chiaramente a suo favore. A conferma di questo sostegno oggi Bersani e il leader di Sel terranno un comizio insieme a Napoli. Ma, a sua volta, Renzi, che i più hanno giudicato molto brillante nel faccia a faccia televisivo, ha confermato di essere saldamente in campo e di volersi giocare la partita sino all’ultimo voto.
E proprio nel dibattito televisivo Renzi ha cercato di recuperare voti nel bacino elettorale di Sel, chiudendo con determinazione ad un’ipotesi di alleanza con Casini. In pratica il sindaco di Firenze si è mosso in sintonia con quelle che erano state le indicazioni della campagna elettorale di Veltroni di cinque anni or sono. Bersani ha avuto buon gioco a ricordare che in quella occasione a vincere fu Berlusconi.
Veniamo quindi al dibattito di ieri sera: Renzi ha cercato (secondo una terminologia pugilistica) di accorciare la distanza ed è apparso brillante soprattutto nei corpo a corpo: in particolare quando ha ricordato al suo competitore l’inerzia del centro-sinistra sul conflitto d’interessi o quando gli ha rammentato, a proposito del finanziamento pubblico, che non basta citare Pericle per far dimenticare Fiorito. Il sindaco di Firenze poi, a differenza di Bersani, ha apprezzato le misure del governo Monti su pensioni e lavoro. Come dire che le cose di sinistra per rincorrere gli elettori di Vendola sono state più di schieramento (il no a Casini) che di contenuti (pensioni e questioni del lavoro).
A sua volta Bersani ha cercato di mantenere a distanza il suo contraddittore per mantenere il vantaggio sinora conseguito ai punti nel primo turno, mostrando di avere un credibile disegno complessivo di governo sia per le alleanze (apertura a Casini e alle eventuali liste di centro) che per i contenuti (diritti civili e riduzione delle disuguaglianze per praticare crescita ed equità e soprattutto la formula per la quale governare vuol,dire cambiare). Insomma un dibattito vero, a volte un po’ ruvido, ma senza colpi bassi. E questo dovrebbe giovare al Pd e al centro-sinistra nel suo complesso.
Diverse le prime valutazioni su vincitori e vinti. Per un sondaggio del sito web del “Corriere della sera”, la vittoria di Renzi è stata netta (50% a 35 %), per quello di “Repubblica” c’è una prevalenza di misura di Bersani che avrebbe 4 o 5 punti di vantaggio su Renzi. Altri sondaggisti e osservatori parlano di sostanziale pareggio. Conclusione: anche se Renzi ha segnato qualche punto a suo vantaggio in testa resta Bersani.
Quel che è certo è che il dibattito di ieri sera segnala un centro-sinistra in buona salute, che può certamente approfittare di quanto sta accadendo nel campo opposto. Le primarie del Pdl sono praticamente saltate sotto i colpi di Berlusconi, il quale si prepara a rifare una Forza Italia mignon, se possibile contando sull’accondiscendenza degli ex An e di altri che si limiterebbero a fare una lista autonoma, per poi allearsi con Berlusconi. Insomma nel centro-sinistra c’è una competizione dura, nel centro-destra cresce la confusione.