Cari fumatori, mettetevi il cuore in pace e cominciate a familiarizzare con l’ipotesi di un nuovo aumento del prezzo delle sigarette, del tabacco e di qualsiasi prodotto da fumo. Stavolta però non c’è in vista il solito e abusato aumento delle accise: la colpa è dei mozziconi di sigaretta. O meglio: dell’inciviltà di chi getta le cicche ovunque (in strada, sulla spiaggia, nei prati, nelle fioriere), anziché lasciarle nei posaceneri che si trovano anche in strada, fuori dai negozi, negli stabilimenti balneari, nei parchi e nei centri commerciali.
Ma andiamo con ordine. La mala abitudine dell’abbandono incontrollato dei mozziconi di sigaretta con conseguente impatto ambientale ha indotto alcuni deputati a sollecitare il governo con un’interrogazione a prendere provvedimenti.
Ebbene, a loro risponde il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani. La premessa è che Comuni e Province hanno competenza sia per il controllo che per le sanzioni amministrative.
Detto questo, Cingolani affronta la questione del recupero e del riciclo dei mozziconi di sigaretta ricordando la direttiva 2019/904 del Parlamento europeo del 5 giugno 2019, che prevede iniziative specifiche per ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente. Provvedimento noto come “Direttiva SUP- Single Use Plastic”.
Ma che nesso c’è tra la plastica, il fumo, i mozziconi di sigaretta e un eventuale ritocco all’insù dei prezzi? Il nesso c’è eccome, perché – spiega il ministro – questa direttiva prevede “tra le misure di contrasto l’istituzione di schemi di responsabilità estesa del produttore proprio per i prodotti del tabacco con filtro e i filtri commercializzati per essere utilizzati in combinazione con i prodotti da tabacco”.
E arriviamo ai possibili rincari. Per essere chiari: “La disposizione prevede che i produttori di tali prodotti dovranno sostenere sia i costi delle misure di sensibilizzazione previste dalla direttiva sia i costi di rimozione dei rifiuti di tali prodotti dispersi e il successivo trasporto e trattamento”, puntualizza Cingolani. “Dovrà dunque essere assicurato che i produttori coprano i costi della raccolta dei rifiuti di tali prodotti conferiti nei sistemi di raccolta pubblici, compresa l’infrastruttura e il suo funzionamento e il successivo trasporto e trattamento”.
Ora la domanda sorge spontanea: i produttori di tabacco e articoli affini come sopporteranno tali oneri? Mettendoli tra le cifre in rosso nei propri bilanci e dunque riducendo gli utili? Oppure li scaricheranno sul prodotto finale e quindi sui prezzi di sigarette, tabacchi e articoli vari per fumatori?
La risposta non è in calendario né oggi né domani, ma intanto forse è il caso che i fumatori comincino a pensare di smettere.