Standard & Poor’s ha alzato le stime sui prezzi di petrolio e gas per il 2022 ed il 2023. Un’azione che sconta oggi soprattutto gli effetti della guerra in Ucraina e delle sanzioni imposte alla Russia che rischiano di bloccare le forniture di gas e petrolio all’Ue. Per questo motivo l’agenzia di rating ha rivisto al rialzo le proprie stime sui prezzi del gas naturale per il Nord America (Henry Hub e AECO) per il resto del 2022 e 2023 e per il TTF olandese per il 2023, nonché la sua attesa per il prezzo a lungo termine per il 2024. Non solo gas, appunto, ma S&P ha anche alzato le stime sui prezzi del petrolio Brent e West Texas Intermediate (WTI) per il 2022 e il 2023.
L’agenzia spiega di aver aumentato le sue ipotesi di prezzo per il 2023 e il 2024 perché ci si aspetta che un riequilibrio del mercato richiederà più tempo, a causa dei volumi strutturalmente limitati disponibili per le vendite spot o prima che la nuova grande capacità di produzione di gas liquefatto entri in funzione.
Inoltre, pur prevedendo che le stime più elevate sui prezzi porteranno nel breve termine a un miglioramento per i produttori di petrolio e gas a tutti i livelli di rating, S&P mantiene l’attenzione sulle politiche finanziarie degli emittenti investment-grade e sull’utilizzo che intendono fare di qualsiasi flusso di cassa aggiuntivo nei prossimi due anni. Molti emittenti speculative-grade hanno già profili di credito molto robusti, con rating bloccati in attesa di un miglioramento dei loro profili di rischio aziendale. Di conseguenza, S&P non si attende che eventuali cambiamenti sul breve termine dei prezzi di petrolio e gas si traducano in upgrade diffuso del comparto E&P (exploration&production).
Prezzo gas naturale: il confronto tra Nord America e Europa
In genere, la domanda e i prezzi del gas naturale diminuiscono con le temperature miti. Invece, i prezzi del gas continuano ad aumentare. Questo è dovuto a diversi fattori che, secondo il report, rimarranno in vigore fino al 2024, poiché i Paesi europei cercano di ridurre la propria dipendenza dal metano russo e di aumentare l’approvvigionamento di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti. Inoltre, la riapertura dell’economia globale e la transizione energetica verso fonti di energia alternative continueranno a sostenere prezzi del gas più alti.
Nel dettaglio, il prezzo indicativo per il 2022 del gas della qualità Henry Hub passerà a 5,75 dollari statunitensi da 4,75 e quello canadese AECO a 4,25 da 3,50 dollari, mentre l’agenzia ha confermato il prezzo indicativo del contratto future olandese TTF a 30 dollari. Per il 2023 indica un rialzo dell’Henry Hub a 4,25 da 3,75 USD, e dell’AECO a 3,25 da 3 USD, e del TTF a 25 da 18 dollari. Confermate invece le previsioni per il 2024 e oltre eccetto per il TTF che viene rivisto a 15 da 12 dollari.
L’estrema incertezza geopolitica dovuta al conflitto tra Russia e Ucraina continua ad aggravare il già difficile mercato europeo del gas. Anche se la Russia continua a fornire gas alla maggior parte dei principali mercati, persistono le preoccupazioni per una quantità sufficiente di gas, date le sanzioni sul Nord Stream 2 e i rischi legati al transito ucraino, nonché le potenziali sanzioni e il nuovo meccanismo di pagamento istituito dal governo russo. I prezzi elevati sono anche sostenuti dal declino strutturale della produzione interna europea e dal fatto che la maggior parte dell’offerta globale di Gnl è bloccata da contratti a lungo termine. Tuttavia, poiché la stagione invernale in Europa è finita e la domanda asiatica di Gnl mostra una certa sensibilità ai prezzi, S&P ritiene che prezzi di circa 30 dollari per mBtu (milione di unità termiche britanniche) potrebbero essere sufficienti a giustificare la distruzione della domanda di gas e a reindirizzare carichi di Gnl flessibili dall’Asia per il resto del 2022.
Inoltre, il piano dell’Europa di riempire i depositi di gas all’80% entro il 1° novembre 2022 e al 90% entro il 1° ottobre 2023, aggiunge pressione sui prezzi. La prevista eliminazione della produzione di energia da carbone e nucleare nel Continente, così come la mancanza di stoccaggio di energia per integrare la produzione intermittente di energia rinnovabile, lascia limitate alternative fattibili al gas nei prossimi anni.
In questa fase, il divieto totale del gas russo in Europa – precisa l’agenzia di rating – non fa parte dello studio. Nonostante i recenti annunci di potenziali interruzioni delle forniture russe a Polonia e Bulgaria, che hanno rifiutato di usare il nuovo meccanismo di pagamento da euro a rublo, le spedizioni in Germania, Italia, Ungheria e altri grandi mercati continuano. Tuttavia, un taglio materiale delle forniture di gas russo rimane un chiaro aspetto negativo e potrebbe innescare ulteriori picchi di volatilità ed eventualmente un intervento del governo.
I prezzi del petrolio rimarranno volatili
I prezzi del petrolio si manterranno volatili, è la conclusione di S&P, poiché gli acquirenti del petrolio russo stanno guardando ad altre possibili fonti di approvvigionamento e le restrizioni Ue entreranno in vigore a breve: si prevede il prossimo 15 maggio. Tuttavia, il lockdown in Cina continua a controbilanciare le preoccupazioni sulla carenza di forniture dalla Russia.
Dunque, S&P ha alzato la stima sul Brent 2022 da 85 a 90 dollari al barile e quella 2023 da 70 a 75 dollari al barile. Dal 2024 in poi vede il petrolio europeo ancora a 55 dollari al barile, mentre il Brent a 50.
L’Opec ha una certa capacità di riserva, sottolinea ancora l’agenzia Usa, soprattutto con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, ma ha dimostrato poca volontà di aumentare la produzione oltre il ritmo dichiarato di 400.000 barili al giorno (bbl/d). Inoltre, le prospettive che la produzione iraniana offline (circa 1,5 bbl/d) torni presto in linea sembrano essere sempre più basse. E sebbene la domanda stia ancora beneficiando della riapertura dell’economia globale e della domanda repressa dei consumatori per vacanze, viaggi e tempo libero, più in là, nel 2022 e nel 2023, la traiettoria di crescita potrebbe calare a causa di aspettative di mercato più deboli, dato che inflazione e le decisioni sui tassi d’interesse dipendono dalle sfide legate ai conflitti.