Giù, giù, sempre più giù. Scendono i prezzi del gas naturale in Europa: -10% rispetto alla vigilia, in rapido avvicinamento ai valori segnati prima della guerra. Intanto, segnala Bloomberg, i tassi di utilizzo delle riserve di gas in Europa sono analoghi a quelli del 2020. Fa meno notizia ma è ancor più impressionante il calo dei prezzi dei cereali: a maggio- giugno le quotazioni avevano toccato un massimo a 438 euro la tonnellata con la prospettiva di nuovi spettacolari rialzi dovuto al temuto stop dell’export ucraino combinato con l’emergenza climatica che minacciava di flagellare i raccolti in Europa (siccità) e Nord America (inondazioni e calamità varie). Al contrario, sui mercati internazionali i prezzi hanno preso la via del ribasso: tra i 280 e i 285 euro alla tonnellata, sotto i valori segnati prima del conflitto. E promettono di mantenersi su questi livelli. Per più ragioni.
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Prezzi gas e cereali vicini ai valori pre-guerra
- La produzione mondiale di cereali toccherà quest’anno il risultato più alto di sempre: 763 milioni di tonnellate. A favorire i record la performance dell’Australia, 40 milioni di tonnellate. Ma anche in Europa i prezzi dei cereali puntano verso il basso. Vale per la Francia, grande esportatore, ma anche per l’Italia: il grano duro è in ribasso sui principali mercati.
- La recente ondata di freddo ha rassicurato i produttori dopo l’innaturale caldo di dicembre.
- E’ progressivamente venuto meno il premio al rischio Putin. Il 28 ottobre lo zar del Cremlino aveva minacciato lo stop all’accordo che ha consentito la vendita del grano ucraino in Africa. I prezzi dei cereali sono schizzati all’insù ma una settimana dopo, sotto la pressione della Turchia, la Russia ha fatto marcia indietro.
- I futures sui cereali alla Borsa di Chicago, che avevano superato in primavera i massimi toccati nel 2008, hanno preso la via del ribasso. Anche i fertilizzanti, schizzati all’insù allo scoppio della guerra, stanno rallentando.
- A spingere verso il basso i prezzi è l’andamento del petrolio. Le quotazioni di soia ed altri cereali, base per la produzione di bioetanolo, sono legate all’andamento del greggio. Energia ed agricoltura viaggiano a braccetto.
Viene così meno uno dei fattori che hanno accompagnato il rialzo dell’inflazione nel corso del 2022. Ma anche l’occasione per enormi profitti realizzati dai grandi traders ginevrini. Sulle rive del lago Lemano, infatti, viene concluso il 50% circa dei grandi contratti cerealicoli, così come gli scambi su carbone ed energia che hanno garantito utili stellari a Glencore, Trefigura e Vitol, gli unici vincitori del conflitto ucraino.