I prezzi delle case calano in tutta Italia. O quasi. In alcune città del Nord Est si registra una singolare controtendenza. Nel primo trimestre 2013 a Vicenza gli immobili hanno subito un rincaro del 3%, mentre a Verona l’aumento è stato addirittura del 4%. Ma si tratta di “un’anomalia dovuta più allo scarso realismo dei proprietari che al ritorno d’interesse della domanda dopo i ribassi dell’anno scorso”. E’ quanto emerge dall’ultima indagine del portale immobiliare idealista.it, che ha monitorato l’andamento dei prezzi di 50 città capoluogo su un’offerta di 47.315 immobili di seconda mano.
Intanto però, la realtà più diffusa è quella dei prezzi immobiliari in picchiata. E’ quanto accade nel 70% delle città italiane. Sempre nel primo trimestre dell’anno, Firenze si è aggiudicata la maglia nera tra i grandi centri, registrando quotazioni a picco del 4,4%.
“In un quadro a tinte fosche per la maggior parte dei centri monitorati, 35 su 50 sono in terreno negativo, molti dei quali hanno registrato un’accelerazione a ribasso durante i primi tre mesi dell’anno, si intravedono dei timidi spiragli di luce a partire dai grandi mercati del nord, dove i prezzi registrano una sostanziale tenuta rispetto agli ultimi ribassi dei trimestri scorsi”, avverte idealista.it.
Frenano invece la discesa delle quotazioni a Torino (1,1%) e Milano (0,5%), quest’ultimo di gran lunga il mercato più stabile tra quelli monitorati, mentre continuano a soffrire Roma (-1,1%) e soprattutto Napoli (-2,2%) che accelera la corsa a ribasso tra principali comuni capoluogo italiani Firenze e Venezia scontano maggiormente il calo dei prezzi, in queste città i proprietari hanno dovuto abbassarli rispettivamente del 4,4% e del 4%, seguite da Palermo (-2,9%), Genova (-2,2%), Bari (-1,9%) e Catania (-1,5% ). Stabile Bologna (0,4%).
Nel resto d’Italia spicca il -9% di Taranto, che va a cumularsi con i cali a due cifre dello scorso anno. Vita dura anche per chi vende in questo periodo a Perugia (-6%), mentre Rovigo (-5,5%) e Bergamo (-5%) sono i comuni più sensibili al rallentamento della domanda nel Nord, con cali sopra la soglia del 5%.