Mario Draghi vuole tornare alla Legge Fornero senza scorciatoie, la Lega difende a oltranza una misura fallimentare come Quota 100, i sindacati chiedono una riforma che guarda solo agli interessi degli over-60. Nessuno, in politica come fra le parti sociali, si pone il problema di gettare lo sguardo un po’ più in là, alla bomba sociale che colpirà l’Italia fra qualche decennio.
Uno dei problemi più gravi (e ignorati) nel nostro Paese è il futuro che attende i 30enni e i 40enni di oggi. In base alla riforma Dini, infatti, chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1995 avrà l’intera pensione calcolata con il metodo contributivo, che tiene conto solo dei contributi effettivamente versati lungo l’intera vita lavorativa ed è quindi molto meno generoso del retributivo, basato invece sugli ultimi stipendi.
Non solo: i montanti contributivi in questione saranno anche molto più piccoli di quelli delle generazioni precedenti, a causa del livello medio delle retribuzioni, più basso che in passato, e della discontinuità delle carriere, crivellate di buchi dal precariato.
In sintesi, le pensioni del futuro saranno calcolate solo sui contributi versati, che a loro volta saranno decisamente più esigui di quelli a cui siamo abituati oggi. Risultato: quando i 30enni e i 40enni di oggi raggiungeranno l’età pensionabile (che, per effetto della legge Fornero, sarà arrivata ben oltre i 70 anni) si ritroveranno con pensioni da fame. E non è una forzatura giornalistica: in alcuni casi, l’importo degli assegni sarà meno della metà rispetto alle ultime buste paga ricevute in carriera. Un salto drammatico, capace di gettare migliaia di persone sotto la soglia di povertà proprio nella fase della vita in cui si è più vulnerabili.
Per affrontare questo problema, in passato sono state avanzate diverse proposte, a cominciare da una “pensione di garanzia” per i giovani di oggi. Tutte queste iniziative sono però cadute nel dimenticatoio e il dibattito pubblico è tornato a concentrarsi sempre e solo su chi in pensione dovrebbe (o vorrebbe) andarci a breve.
Un atteggiamento come sempre miope e cinico al tempo stesso, che ignora le tragedie di domani solo perché affrontarle oggi – quando ancora si è in tempo – è complicato e non porterebbe dividendi elettorali immediati. Un po’ come accade con la questione ambientale, altro tema che interessa più i giovani degli anziani. Solo il premier Mario Draghi, parlando ieri in una scuola di Bari, ha dimostrato ancora una volta di aver bene a mente che il Paese ha un grande debito verso le nuove generazioni e che deve ricordarsene anche sulle pensioni.