Nei supermercati e nei negozi alimentari degli Stati Uniti i consumatori potranno presto acquistare carne sintetica ottenuta da colture cellulari. Il dipartimento per l’agricoltura statunitense (Usda) e La Food and Drug Administration , l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici hanno dato via libera al commercio su tutto il territorio americano di carne sintetica.
«Abbiamo concluso che entrambe le agenzie dovrebbero supervisionare la produzione – si legge in un comunicato congiunto Usda-Fda – l’Fda si occuperà della raccolta e della conservazione delle cellule, della crescita e della differenziazione. Una transizione dall’Fda all’Usda avverrà durante la fase di raccolta delle cellule. L’Usda quindi si occuperà della produzione e dell’etichettatura dei prodotti. Poichè le agenzie hanno l’autorità statutaria necessaria per regolare appropriatamente la produzione di cibi da colture cellulari derivate da animali l’Amministrazione non crede che serva una ulteriore legislazione in materia». Sul nuovo commerce si sono mosse da tempo alcune delle più importanti aziende statunitensi ed estere fra cui Memphis Meat e Finless Food all’israeliana Aleph farm all’olandese Mosa Meat.
La carne coltivata o carne pulita (o anche carne sintetica, artificiale o in vitro) è un prodotto di carne animale che non è mai stato parte di un animale vivo.
Il 5 agosto 2013, il primo hamburger prodotto in laboratorio al mondo è stato cucinato e mangiato in una conferenza stampa a Londra. Gli scienziati della Maastricht University in Olanda, guidati dal Prof. Mark Post, hanno preso cellule staminali da una mucca e le hanno fatte crescere fino a formare strisce muscolari che hanno combinato per produrre un hamburger. La carne è stata cucinata dal cuoco Richard McGeown del Couch’s Great House Restaurant a Polperro, in Cornovaglia, ed assaggiata dal critico culinario Hanni Ruetzler, uno studioso di alimentazione dal Future Food Studio, e da Josh Schonwald. Ruetzler ha constatato che non essendoci grassi non è succosa, e pertanto il gusto non è il migliore possibile, tuttavia sente del sapore intenso. Per Ruetzler il gusto si avvicina a quello della carne, anche se meno saporita, e la consistenza , a suo dire, perfetta: “Per me è carne, è qualcosa che posso masticare e credo che l’aspetto sia decisamente simile”. E ha aggiunto che in un test ad occhi chiusi avrebbe preso il prodotto per carne piuttosto che per un derivato della soia.
Il tessuto per la dimostrazione di Londra è stato coltivato a maggio 2013, utilizzando almeno 20000 strisce sottili di tessuto muscolare prodotto in laboratorio. Donazioni per circa 250.000 € sono giunte da un donatore anonimo, in seguito rilevatosi essere Sergey Brin.
Mark Post dal canto suo dichiarò che non ci sono ragioni per cui non potrebbe essere più economica della carne animale e comunque che sarebbe stato molto contento di salvare la vita a milioni di capi di bestiame in tutto il mondo.
Se in America le porte dei negozi si apriranno presto dunque a questo nuovo prodotto, gli italiani sembrano invece essere molto titubanti e poco entusiasti all’idea di sostituire una fiorentina o una bella bistecca di scottona con una carne realizzata in laboratorio.
La Coldiretti ha subito scandagliato il parere dei nostri connazionali ed è emerso che tre italiani sui quattro (75%) non gradiscono affatto l’arrivo sul mercato di carne ottenuta in laboratorio. Gli italiani – sottolinea la Coldiretti – sono preoccupati per le ripercussioni dell’applicazione di queste nuove tecnologie ai prodotti alimentari per le quali alle forti perplessità di natura salutistica si aggiungono quelle di carattere etico. “L’annuncio è la dimostrazione che dietro i ripetuti e infondati allarmismi sulla carne rossa c’è una precisa strategia delle multinazionali”, ha affermato il presidente Ettore Prandini nel sottolineare che “si tratta di una abile operazione di marketing che punta a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione”. Tra l’altro l’Italia ha registrato una storica inversione di tendenza in tempi recenti con l’aumento di oltre il 3% della spesa delle famiglie per la carne, il valore più alto degli ultimi sei anni caratterizzati da un brusco calo dei consumi.
L’attività di allevamento ha un ruolo fondamentale nel preservare paesaggi, territori, tradizioni e culture poiché – conclude la Coldiretti – quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni.
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