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Prestiti agevolati: il governo ha ridotto i fallimenti, ma l’aumento dei depositi è un segnale d’incertezza

Pixabay

Le misure varate dal governo durante la pandemia per sostenere la liquidità delle imprese hanno ridotto in modo significativo i fallimenti, permettendo al credito bancario verso le aziende di tornare già l’anno scorso ai livelli precrisi. Tuttavia, una parte consistente dei nuovi prestiti è finita a ingrossare i depositi (+42% fra il 2019 e il 2021), il che indica un’elevata incertezza sui flussi di cassa futuri delle aziende. È quanto emerge da un’analisi dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani.

Prestiti alle imprese per oltre 450 miliardi di euro

Lo studio ricorda che le principali misure introdotte dal governo per rispondere ai rischi di liquidità portati dalla pandemia sono state due:

  1. nuove garanzie pubbliche sui crediti bancari;
  2. una moratoria sui prestiti bancari alle Pmi.

Secondo l’Osservatorio, dal 17 marzo 2020 al 31 dicembre 2021 queste misure hanno permesso di attivare circa 4,4 milioni di operazioni, per un importo complessivo pari a 452 miliardi di euro.

Crescita e qualità del credito

Nonostante la recessione, quindi, la politica del governo e la strategia ultra-accomodante della Bce hanno portato il credito bancario verso le imprese ad aumentare di 37 miliardi nel 2020, per poi stabilizzarsi l’anno successivo sui livelli precrisi.

Peraltro, si legge nell’analisi, “non sono state rilevate notevoli tensioni sul credito erogato: a dicembre 2021, sui 151 miliardi concessi tramite il Fondo di Garanzia Pmi, appena lo 0,5% è stato classificato come deteriorato”.

Il calo dei fallimenti

Allo stesso tempo, gli interventi a favore della liquidità hanno contribuito a ridurre le istanze di fallimento delle imprese, che fra il primo semestre del 2019 e lo stesso periodo del 2021 sono calate del 13%, passando da 5.380 a 4.700.

L’incertezza e l’aumento dei depositi

Insieme ai prestiti, tuttavia, sono cresciuti in modo considerevole anche i depositi bancari delle società non finanziarie, passati dai 302 miliardi del 2019 ai 428 miliardi del 2021. Secondo l’Osservatorio Cpi, questo aumento è riconducibile alla forte domanda di risorse finanziarie determinata da due fattori:

  1. esigenze precauzionali vista l’elevata incertezza sui flussi di cassa futuri;
  2. la necessità di fare fronte a spese non posticipabili a fronte di una riduzione dei ricavi e di un aumento dei ritardi negli incassi dei crediti commerciali.
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Categories: Economia e Imprese