Appurato ormai, a tre giorni dal primo turno delle elezioni presidenziali francesi, che la sfida sarà tra Sarkozy e Hollande, con il secondo favorito nei sondaggi per il ballottaggio di due domeniche dopo, gli interrogativi restano due. In primis, l’immancabile dibattito sul voto – più o meno determinante – degli indecisi (ad oggi si stima che un francese su quattro non ha ancora scelto); poi, uno sguardo forse prematuro ma doveroso al “dopo-elezioni”, con la tornata delle legislative del 10 e 17 giugno che fa aleggiare l’ipotesi di una “cohabitation”, formula governativa tipicamente transalpina, più volte capitata in passato a causa della separazione tra l’elezione del presidente e quella del Parlamento.
Ma andiamo con ordine: il borsino dei sondaggi, innanzitutto. Secondo l’ultimo, realizzato da OpinionWay per Le Figaro e LCI, continua la situazione di sostanziale parità tra il presidente uscente e lo sfidante socialista, appaiati al 27,5% delle intenzioni di voto. Resiste ancora al terzo posto, nonostante i ripetuti appelli di Sarkozy (“votare per il Front National è un favore a Hollande”), Marine Le Pen con un 16% che rappresenta la Francia profonda, ostile all’immigrazione e all’Europa, il cui disappunto è sempre più crescente (e secondo qualcuno potrebbe celare una percentuale ben maggiore di quel 16%). Cala invece il fenomeno-Mélenchon (13%), mentre non è mai decollata la proposta moderata di Bayrou, sempre fermo al 10%. Per quanto riguarda il secondo turno, si scava sempre più profondo il solco fra Hollande e Sarkozy: dopo il recupero del leader Ump, culminato il 4 aprile con un distacco ridotto al 53%-47%, il divario vede ora ben 10 punti percentuali tra i due (55-45).
Dal sondaggio emergono anche altri dati interessanti, come per esempio che tutte le categorie di età (eccetto gli over 65) e tutte le categorie lavorative (eccetto i lavoratori in proprio e i pensionati) preferiscono il candidato della gauche. Le percentuali di gradimento sono particolarmente elevate fra i giovani 18-24 anni (64%) e gli impiegati pubblici (66%). Interessante vedere poi come sia proprio la middle class a creare il vantaggio maggiore per Hollande: mentre i “ricchi” apprezzano entrambi i contendenti (50-50), e i “poveri” optano per il socialista al 54%, i cittadini con reddito fra i 2mila e i 4mila euro al mese spingono l’ex marito dell’ex candidata Segolène Royal al 56%.
Tuttavia, proprio dal sondaggio emerge anche un numero sempre crescente di indecisi: rispetto alla tornata del 2007, quando gli astenuti alla fine furono il 16%, adesso si stima che una percentuale tra il 24 e il 26% dei francesi non ha ancora scelto e potrebbe anche non votare. Sono tra i 6 e gli 8 milioni, un numero non indifferente di persone, che potrebbe ancora – sulla carta – far saltare gli equilibri. Sorpattutto se si pensa che nel 2007 il 14% dei votanti ha dichiarato di aver effettuato la propria scelta solo all’interno della cabina elettorale!
Stando agli ultimi sentori, questo dato potrebbe tornare utile a Sarkozy: quando si è indecisi, si sa, si preferisce non lasciare il certo per l’incerto e l’ultimo inquilino dell’Eliseo, per quanto si sia macchiato di diverse colpe e di non poche gaffe, è stato fino a un mese fa il presidente di tutti i francesi. Che comunque, secondo un’inchiesta sempre di Le Figaro, hanno apprezzato nettamente di più la sua campagna elettorale rispetto a quella dei rivali: il 34% pensa che nonostante tutto Sarko abbia condotto la campagna più energica e convicente tra tutti i candidati, seguito con il 31% dalla sorpresa Mélenchon. Anonimo Hollande (13%), pessimo Bayrou (2%).
In ogni caso, che il vincitore sia Sarko o Hollande, tiene già banco il “dopo”. A lanciare lo sguardo oltre l’immediato, fornendo la chiave di lettura del momento politico di Parigi, è Alain Marleix, strategista del candidato di destra e specialista da 30 anni del “redécoupage electoral”, ossia dell’analisi, circoscrizione per circoscrizione, degli equilibri elettorali.
La “vecchia volpe” della politica transalpina ha innanzitutto ricordato come persino Mittérrand, che nel 1988 aveva stravinto le presidenziali contro Chirac, non ottenne poi la maggioranza assoluta alla Camera: “Si chiede agli elettori di andare alle urne 4 volte (ballottaggio presidenziale incluso, ndr) nel giro di due mesi votando sostanzialmente sempre per la stessa cosa, ma ai francesi non piace mettere tutte le uova nello stesso paniere”, ammonisce Marleix.
La stranezza, però, è che l’avvertimento non è rivolto al favorito Hollande o, più genericamente, a entrambi i pretendenti. Marleix rivolge il suo monito direttamente a Sarkozy, dando dunque per scontata la sua conferma come presidente: anzichè metterlo in guardia dal pericolo-debacle di domenica prossima (o fra 15 giorni, poco cambia), lo avverte di una possibile coabitazione con una maggioranza di sinistra che, stando così le cose, per il leader Ump sarebbe persino un lusso. Pur di sedere altri cinque anni all’Eliseo, probabilmente ci metterebbe anche la firma. Una cosa però è certa: Marleix, già artefice del triondo di Chirac nel 1995 e fautore della transizione “sarkozysta” del partito di maggioranza, non ha quasi mai sbagliato un pronostico.