Altra delusione europea per l’Italia. Dopo la candidatura di Milano a sede dell’Agenzia del Farmaco (l’Ema, andata ad Amsterdam), sfuma anche la quella di Pier Carlo Padoan alla presidenza dell’Eurogruppo, l’organismo che riunisce tutti i ministri delle Finanze della zona euro.
Il motivo? Semplice: in primavera l’economista italiano rischia di non essere più al vertice del Tesoro. “Tutti stimano Padoan, ma ho l’impressione non vogliano scegliere un presidente per tre mesi”, ha detto il capo del Governo, Paolo Gentiloni, dopo un ultimo giro di bilaterali a margine del summit di Abidjan, in Costa d’Avorio. “La durata del mio Governo è limitata, il che costituisce un problema”.
Contro Padoan ha giocato anche l’inflazione di rappresentanti italiani ai vertici di istituzioni comunitarie: Mario Draghi alla Bce, Antonio Tajani all’Europarlamento e Federica Mogherini quale alto rappresentante Ue per la politica estera.
L’Italia a questo punto deve sponsorizzare il candidato di un altro Paese, cercando di evitare che la guida dell’Eurogruppo vada a un falco rigorista. L’idea è di cercare un’intesa con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente francese, Emmanuel Macron, per eleggere il portoghese Mario Centeno, una colomba nemica dell’austerità.
Il problema è che i Paesi del Nord non sono d’accordo e potrebbero avanzare una candidatura alternativa: un liberale o un altro socialista meno indulgente sui conti come lo slovacco Peter Kazimir.
Si vota lunedì e per essere eletti serviranno 10 preferenze su 19. In teoria l’incarico dovrebbe spettare a un membro del Partito Socialista Europeo, visto che i liberali hanno già tutte le altre presidenze (Europarlamento, Commissione e Consiglio). Ma con ogni probabilità i giochi rimarranno aperti fino all’ultimo. Non è ancora da escludere nemmeno una proroga di sei mesi per il presidente uscente, l’olandese Jeroen Dijsselbloem.