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Premafin-Palladio, guerra di carte bollate e di esposti alla Consob

La Borsa dà per scontato il no di Ligresti, pressato da Mediobanca, al contropiano Palladio-Sator per Premafin ma Arpe e Meneguzzo non s’arrendono e aprono la controffensiva – Si profila la grande spartizione del gruppo Ligresti e Milano Assicurazione, vero oggetto del desiderio, vola.

Premafin-Palladio, guerra di carte bollate e di esposti alla Consob

Ormai in Premafin -1,19% è guerra aperta, oggi a suon di carte da bollo ed esposti in Consob. Poi, forse già da domani, torneranno a fischiare le pallottole finanziarie in Piazza Affari: Palladio e Sator sono pronti a salire dall’attuale 8% controllato dai due “guastafeste” fino alla soglia del 10% o anche oltre in caso di autorizzazione Isvap. Nell’attesa gli operatori puntano le loro carte su Milano Assicurazioni +13% dopo una sospensione per eccesso di rialzo: tra gli asset che il polo Fonsai-Unipol potrebbe cedere ad Axa spicca infatti la Presidente, controllata proprio dalla Milano. Ben comprate, in vista di un’eventuale battaglia, Fondiaria-Sai sale del 4,42%, Unipol guadagna il 7,09%.

Da questi numeri appare evidente che Piazza Affari scommette sull’integrazione a quattro e, di conseguenza, sull’inevitabile spezzatino. Ma, prima di arrivare alla grande spartizione, non mancheranno altre emozioni, anche se il no di Salvatore Ligresti all’offerta di Sator e Plladio è scontato. Ma in questi casi la forma ha il suo peso. Ieri, quasi in coincidenza con l’avvio del cda di Premafin che doveva dare una risposta all’offerta avanzata da Palladio e Sator, è arrivato in Consob un esposto dei legali di Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo sui risvolti “oscuri” della fusione a quattro (Unipol, Fondiaria-Premafin e Milano). In questo modo la coppia ha indirettamente ammonito il cda a non liquidare in tutta fretta la proposta “migliorativa” avanzata da loro per Premafin, come vuole Mediobanca. Nel caso poi il cda controllato dalla famiglia Ligresti (schierata con Mediobanca) lasciasse cadere la proposta , potrebbero profilarsi gli estremi di un’azione di responsabilità nei loro confronti.

Non solo. Palladio e Sator mettono sotto pressione la Commissione ove non mancano i malumori (vedi l’uscita del commissario Michele Pezzinga) contro l’interventismo di Giuseppe Vegas, che tanto si è adoperato per trovare una soluzione che rendesse praticabile l’esenzione dell’Opa su Fonsai da parte di Premafin targata Unipol. L’esposto, anticipato da “Repubblica” (l’organo di stampa scelto da Arpe contro lo strapotere di Corriere della Sera e Sole 24 Ore, più vicini a Mediobanca) verte su sei punti critici. In primis, la natura della clausola di esclusiva del contratto Premafin-Unipol per verificare se una qualsiasi modifica dell’operazione possa dare origine alla decadenza della stessa clausola di esclusiva.

Arpe e Meneguzzo vogliono anche sapere, ai sensi dell’art.122 del Tuf, se esistono accordi di manleva nei confronti degli amministratori Premafin o altre pattuizioni di vario tipo, e se esiste un accordo per assicurare il diritto di recesso ai soci Premafin al momento della fusione con Fonsai e quanto questo può impattare sul patrimonio della compagnia assicurativa. Si chiedono lumi, infine, sulle modalità di finanziamento di Fonsai che a quanto risulta dovrà essere finanziata per circa 300 milioni al fine di partecipare all’aumento di capitale Unipol da 1,1 miliardi.

Già si profila, poi un altro campo di battaglia: l’assemblea Fonsai del 19 marzo. In quella sede potrebbe emergere il nodo dei criteri della valutazione reciproca tra Fonsai ed Unipol. Secondo quanto riferito da Il Messaggero ci sarebbero problemi nella finalizzazione delle due diligence da parte degli advisor di Fondiaria Sai sui conti Unipol 2010. E in ogni caso.

La battaglia è ormai senza quartiere e all’esposto Consob dovrebbe seguire un’azione rivolta direttamente a Fonsai e all’assemblea del 16 marzo per la delibera dell’aumento di capitale da 1,1 miliardi. Il punto critico, a quanto sembra, riguarda i criteri di due diligence reciproca tra Fonsai e Unipol in quanto quest’ultima, e in particolare la controllata Unipol Banca, non è stata sottoposta alla pulizia di bilancio che invece è stata compiuta dal management Fonsai. Non meno spinoso il capitolo di Banca Unipol che, secondo i rumors, non avrebbe subito la stessa drastica operazione pulizia cui è stata sottoposta Fonsai. Unipol, insomma, sembra vicina al traguardo. Ma ci sono ancora salite da affrontare.

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