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Powell, gas ed Hedge fund: I tre motivi che tengono sulla corda i mercati che però reggono

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Una buona notizia, merce rarissima di questi tempi, rincuora i mercati alla vigilia di una giornata campale, dominata dall’attesa delle parole di Jerome Powell che parlerà a Jackson Hole alle 16:30. Il Wall Street Journal rivela che è vicino l’accordo tra Cina e Stati Uniti che eviterà il massiccio esodo delle società di Pechino dalle Borse Usa. La Cina, che rifiuta l’accesso in patria dei controllori di bilancio americani, ha accettato che la contabilità dei Big venga trasferita ad Hong Kong dove potrà essere esaminata dai revisori Usa. La soluzione, pur macchinosa, ha favorito la ripresa dei mercati, pur frenati dai moniti dei banchieri della Fed: nessuno si faccia illusioni, hanno ripetuto Esther George e Patrick Harker, la politica monetaria non cambierà per un bel po’. Di fronte a queste parole, sorprende la tenuta delle Borse, ancor più incredibile di fronte alle emergenze che si profilano per l’Europa: dal volo del gas che sta devastando le economie all’allarme del Financial Times sui cannoni della speculazione pronti a sparare sui Btp. Ma, d’altro canto, oggi l’indice Pce potrebbe confermare che l’inflazione, almeno in America, sta rallentando. 

In Usa prendono il volo i titoli tech, il Treasury al 3,04%

Wall Street ieri sera ha accelerato ed ha chiuso con 465 società dell’indice S&P 500 in rialzo. L’indice di riferimento di Wall Street ha guadagnato l’1,4% ed il Nasdaq l’1,7%.

In forte rialzo i Big della tecnologia con rialzi superiori al 2%: è la conferma che i mercati non temono brutte sorprese sui tassi.

Il Treasury Note a dieci anni sale a 3,04%, +2 punti base. Biennale a 3,37%. Il differenziale tra le due scadenze si è allargato a -33 punti base.

Future europei anticipano una partenza positiva

Stamattina il future dell’indice Eurostoxx50 è in rialzo dello 0,6%. L’impennata dei prezzi del gas balzato a 321 euro ha frenato ieri i listini; Milano +0,1%, Francoforte +0,2% nonostante il nuovo calo dell’indice Ifo, ai minimi da metà 2020.

Il Btp tiene, scende la forbice, cresce la paura

Sotto i riflettori il debito pubblico dopo che il Financial Times, citando elaborazioni di S&P, ha rilevato che ci sono 39 miliardi di euro puntati contro i titoli del Tesoro italiani, poco meno di quanto bastò a scatenare la tempesta del 2011/12. Ma lo spread è sceso a 231 punti, così come il rendimento dei decennali a 3,55% (da 3,67), anche per l’azione della Banca d’Italia su mandato della Bce.

Il bund decennale tedesco scende a 1,31%. Ieri il future del bond governativo tedesco a dieci anni ha chiuso in rialzo dello 0,5% la prima seduta dopo una serie negativa di quattro. Il bilancio settimanale provvisorio è-0,8%, se così fosse, sarebbe la quarta settimana consecutiva di ribasso.

Settimana positiva per i listini asiatici

In Asia, Nikkei di Tokyo +0,7%, -1% la settimana. CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen +0,2%, -0,8% la settimana. Kospi di Seul +0,3% (-0,2% la settimana).

L’Hang Seng di Hong Kong, in rialzo dello 0,7% nel finale di seduta, chiude la settimana, a questi livelli, con un bilancio positivo: +1,7%. Ancora meglio l’Hang Seng Tech, stamattina +0,5%, +2,4% la settimana. Bse Sensex di Mumbai +0,8% a metà seduta.

Verso un intervento di Palazzo Chigi sul gas

Il prezzo del gas al nodo olandese ieri in chiusura: 321 euro al MWh, +18% rispetto alla scorsa settimana, circa sette volte quel che era un anno fa. Confcommercio stima 120mila attività a rischio. In settori ‘energivori’ come carta, vetro, ceramica e acciaio per tante imprese è stallo sui nuovi contratti di fornitura per il prossimo anno termico (1° ottobre-30 settembre). Molto probabile che un Consiglio dei ministri venga convocato la prossima settimana per dare una prima risposta alle imprese stremate dai rincari.

L’Arabia Saudita sostiene il brent a 100 dollari

Il petrolio WTI ieri ha chiuso in calo del 2,5%, stamattina sale a 93,3 dollari il barile, +1%. Brent intorno a cento dollari, dopo l’intervento verbale dell’Arabia Saudita di questa settimana. Il suggerimento che il prezzo non è allineato ai fondamentali e che l’OPEC+ potrebbe tagliare la produzione ha chiaramente sortito l’effetto desiderato. Potrebbe anche rendere difficile un ritorno al di sotto dei 90 dollari nel breve termine, a meno che non si raggiunga un accordo sul nucleare e che la propensione dell’OPEC+ ai tagli non venga messa alla prova.

In Piazza Affari: Labriola compra Tim, Eni fa affari in Messico

L’ad Pietro Labriola di Tim insiste: il 22 agosto ha comprato mezzo milione di azioni, tre giorni prima ne aveva acquistate un milione.

Fratelli d’Italia vuole che Cdp assuma il controllo dell’ex monopolio telefonico e gestisca la sua rete. Lo ha ribadito in una intervista a Reuters la leader del partito Giorgia Meloni, favorita per succedere a Mario Draghi a Palazzo Chigi con le elezioni di settembre, specificando che l’obiettivo è una rete di proprietà pubblica non verticalmente integrata.

Nella stessa intervista Giorgia Meloni ha escluso che il governo possa assumere il pieno controllo dei gruppi energetici nazionali, Eni ed Enel, visto anche che le due società stanno ottenendo grandi successi nella loro attuale struttura. 

Le esportazioni in Usa del nuovo greggio messicano, sotto la guida del gruppo petrolifero italiano, stanno aumentando, secondo i dati di Refintiv Eikon, in quanto i raffinatori statunitensi lo ritengono un sostituto adeguato del petrolio russo sanzionato e un prodotto analogo alle miscele nazionali.

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