Un piano sociale da 8 miliardi in quattro anni, annunciato l’anno scorso ma presentato solo oggi da Emmanuel Macron, che tenta così una svolta “a sinistra” nel momento più difficile del suo mandato, dopo essere stato abbandonato da due ministri (e dal suo portavoce) e dopo che i sondaggisti hanno rilevato che la popolarità del leader di En Marche è ai minimi storici, persino più bassa di quella del discussissimo predecessore Hollande, nello stesso momento della legislatura. Per rispondere a chi lo ritiene il presidente delle élite, Macron lancia dunque un piano povertà che punti soprattutto sull’infanzia e i giovani. Secondo gli ultimi dati infatti, l’8% dei francesi vive in condizioni di povertà, ma soprattutto è aumentata la quota dei poveri under 18, ormai superiore al 19%. “Essere poveri non deve più essere un’eredità: oggi servono 180 anni a un bambino povero affinchè qualche suo discendente acceda alla classe media”, ha detto il presidente francese che ha citato anche Saint-Exupéry: “Quando impediamo a un bambino di diventare ciò che vuole, è Mozart che assassiniamo”.
Il piano si articola in tre principali assi: la mobilità sociale garantita ai bambini, l’accompagnamento per il reintegro nel mercato del lavoro, per giovani ma non solo, e la semplificazione del sistema di protezione sociale. Tra i provvedimenti per l’infanzia spiccano l’obbligo scolastico esteso fino ai 18 anni (“Anche attraverso un accompagnamento per coloro che lasciano la scuola, che oggi sono 20.000 ragazzi all’anno”), quindi per l’intero percorso formativo fino al diploma; e un ulteriore sostegno per i nidi (“Devono essere accessibili a tutti”) con colazione gratuita e pranzi a 1 euro nelle mense degli asili e delle scuole nelle aree più svantaggiate del Paese. Secondo le stime del governo, il 15% dei bambini poveri arriva la mattina a scuola a stomaco vuoto, rispetto al 7% della media. Particolarmente centrale la questione dei nidi: lo Stato da oggi, nelle aree definite prioritarie e dunque banlieue e regioni più povere, sovvenzionerà le strutture fino al 90% delle spese. Attualmente, solo il 5% dei bambini di famiglie povere ha accesso alle cosiddette crèches, alle quali accede invece il 22% dei bambini più avvantaggiati.
“Il primo pilastro è quello dell’infanzia – ha confermato Macron – ma c’è anche il secondo pilastro: ritrovare la dignità attraverso il lavoro”. Ecco perché la riforma prevede anche l’estensione a un numero maggiore di persone del precedente Piano Giovani varato da Hollande (Garantie Jeunes), che prevedeva un assegno da 480 euro mensili per un anno ai giovani tra i 16 e i 25 anni in condizioni di grandi difficoltà economiche. Ad accedere a questo aiuto saranno in più di 100.000 ogni anno, ma in compenso i più giovani, come detto, avranno l’obbligo di andare (o tornare) a scuola fino a 18 anni. Per quanto riguarda il reinserimento lavorativo di tutti gli altri, i beneficiari del sussidio di di disoccupazione, lo Stato si farà carico di fornire agli enti locali i mezzi per organizzare meglio la rete di offerte lavorative. “Non è un piano per consentire ai poveri di essere meno poveri – ha spiegato il presidente francese – ma per farli uscire dalla povertà. Voglio dargli la possibilità di non essere più poveri, e non di esserlo un po’ meno. Quello che viene richiesto non è assistenzialismo, ma di avere finalmente un posto, un ruolo nella società”.
Il terzo e ultimo asse è quello dell’accesso agevolato alle cure mediche e della semplificazione del sistema di welfare. Attualmente hanno la copertura totale delle spese mediche le persone con reddito inferiore a 700 euro al mese, mentre godono di un copertura parziale (ma spesso poco sfruttata) coloro che hanno un reddito mensile compreso tra 743 e 991 euro. Circa la metà degli aventi diritto di questa seconda categoria non sfrutta il beneficio, quindi la riforma accorperà i due aiuti, arrivando così a coinvolgere 200mila persone in più, per un costo totale di mezzo miliardo. Le cure disponibili (al momento medico di base e ospedale) saranno successivamente estese, nei piani di Macron, anche ad apparecchi per la vista e per l’udito, previo accordo con le categorie professionali. In attesa di lanciare il “reddito di base universale”, che incorporerà una serie di aiuti sociali, la prima intenzione del governo è la lotta al “non-ricorso”, cioè evitare che chi ha diritto a una prestazione non lo eserciti, per disinformazione o per complicazione burocratica. Il piano prevede infine anche un budget per gli alloggi popolari e per evitare il fenomeno crescente delle bidonville, cioè delle persone che vivono in accampamenti ai margini della società: per questo il piano povertà stanzia 271 milioni.