Le città più care al mondo si confermano, e di gran lunga e nell’ordine, New York, Zurigo e Ginevra, seguite da Oslo e Londra. La prima asiatica è Hong Kong, la prima nordamericana è Chicago, lo scettro oceanico va a Sidney e quello italiano a Milano, che si posiziona nella top-15 davanti a Seul e Parigi. La prima sudamericana è Buenos Aires, 29esima appena dietro a Roma.
A rivelarlo è uno studio della banca svizzera UBS, che però oltre ai prezzi ha analizzato anche il potere d’acquisto delle principali città, dal cui confronto emerge che le due svizzere saranno sì care quasi quanto New York, ma con un benessere molto più diffuso tra i suoi cittadini. Innanzitutto perché Zurigo e Ginevra hanno salari netti sensibilmente più elevati: se la Grande Mela è fissata come parametro a 100 punti, la città della Svizzera tedesca totalizza 141.7 e quella francofona 135.1, mentre Milano finisce addirittura dietro a Roma (53.1 a 54.2). Ecco dunque che le due città elvetiche comandano la classifica del “purchasing power” davanti a Lussemburgo, mentre la città di Wall Street si vede superare dalle connazionali Miami, Los Angeles e Chicago, e persino dalla cipriota Nicosia. In questo caso si acuisce, a favore della Capitale, il divario tra Roma e Milano: la prima 29esima, la seconda 38esima.
Pere rendere meglio l’idea, UBS ha centrato lo studio sul confronto tra i poteri d’acquisto di quattro beni di consumo simbolici: un iPhone 6 da 16GB, un Big Mac da Mc Donald’s, 1 kg di pane e 1 kg di riso. Quante ore di lavoro costa ad ogni persona l’acquisto di uno di questi beni? Il calcolo delle due italiane compare solo in quella dell’hamburger più famoso del mondo, con un responso accettabile: per addentarlo a Roma o a Milano basta lavorare per 18 minuti (poco più del tempo occorrente per mangiarlo tutto…), a fronte dei 9 minuti sufficienti a Hong Kong, degli 11 di Zurigo, dei 15 di Parigi, dei 22 di Lisbona, dei 42 di Pechino, fino ad arrivare ai 173 (quasi 3 ore) della keniota Nairobi, ultima in classifica.
Parametro particolarmente interessante è quello dell’iPhone 6, che la politica di Apple vuole allo stesso prezzo (in euro o in dollari) in tutto il mondo: un cittadino di Zurigo si accaparra il gioiello hi-tech con neanche un giorno di lavoro, 20,6 ore per la precisione. A New York ci vogliono 24 ore tonde mentre quasi il doppio è necessario a Tokyo, Londra e Parigi, tutte e tre sopra le 40 ore. A Rio de Janeiro inizia già ad essere più impegnativo: 140 ore (quasi 6 giorni); mentre a Pechino, in Cina, dove gli iPhone vengono materialmente fabbricati, di giorni ce ne vogliono ben 9. A Nairobi, neanche a dirlo, le ore necessarie sono 468: quasi 20 giorni di lavoro.
Va meglio (e ci mancherebbe altro) per i beni di prima necessità come 1 kg di pane, anche se in Kenya servono comunque tre quarti d’ora di sforzo: nulla a che vedere con i 5 minuti di Zurigo (dove con lo stesso tempo ci si può aggiudicare anche la stessa quantità di riso), i 6 di Londra, i 10 di Parigi. La città africana non è però la cenerentola di questa graduatoria: a Pechino, capitale della seconda economia del mondo, occorre sgobbare almeno 40 minuti per 1 kg di pane, e quasi lo stesso tempo per 1 kg di riso. Sul podio del riso, dietro a Zurigo, finiscono Parigi e a sorpresa Rio de Janeiro, a pari merito con appena 9 minuti.
A livello globale, il riso è comunque il bene più economico: facendo la media di tutte le città esaminate, una quantità di 1 kg richiede 18 minuti di lavoro, meno dei 19 necessari per la stessa quantità di pane, dei 27 per un Big Mac e delle 119 ore che servono per comperare lo smartphone più cool. C’è poi un dato che fa sorridere: in Svizzera si guadagnerà anche bene, ma un salto dal coiffeur vale in media 80 euro per le donne e 47 per gli uomini: esattamente dieci volte quanto a Pechino.