Una vittoria per prendersi il titolo. La Juventus non ha più scuse per rimandare la chiusura, seppur virtuale, del campionato. Non dopo aver perso con la Fiorentina, non dopo l’ennesimo pareggio della Roma, non a 10 giorni dall’appuntamento europeo col Borussia Dortmund, fin qui il più importante della stagione. I giochi vanno chiusi al più presto, per poi affrontare con serenità la Champions League: ecco perché, questa sera (ore 21), i bianconeri devono battere il Sassuolo a tutti i costi. Non è tanto un discorso di classifica (quella, comunque vada, è più che al sicuro), quanto di morale. Da un po’ di tempo a questa parte infatti casa Juve è stranamente al centro di critiche e mugugni. Non è questione di risultati, quelli, Coppa Italia a parte, sono sempre arrivati. Piuttosto si nota un certo imborghesimento, quasi la Signora non fosse più affamata come nella prima parte di stagione.
“Si è perso un po’ di entusiasmo da parte di tutti, invece sia noi che i tifosi dobbiamo essere orgogliosi di quanto stiamo facendo – l’arringa di Allegri. – Sembra che sia tutto scontato, anche la conquista del quarto scudetto consecutivo. Invece vincere non è semplice, bisogna lavorare e pensare positivo”. Attenzione massima sul Sassuolo, squadra che, nella vita del tecnico bianconero, suscita sentimenti contrastanti. In Emilia ottenne una storica promozione in Serie B (correva l’anno 2008) ma anche una brutta sconfitta che gli costò l’esonero alla guida del Milan (13 gennaio 2014).
“Mi sono costati la panchina e anche all’andata ci hanno messo in difficoltà – ha ammesso il diretto interessato. – In campo aperto possono essere devastanti, dovremo fare molta attenzione. Mi andrebbe bene anche vincere 1-0, nella vita bisogna essere molto pratici”. Il pragmatismo, ma anche lo scotto di quanto accaduto in Coppa Italia, lo porterà a schierare la miglior Juve possibile. Il 4-3-1-2 d’ordinanza vedrà Buffon in porta, Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini ed Evra in difesa, Vidal, Marchisio e Pogba a centrocampo, Pereyra sulla trequarti alle spalle di Tevez e Morata. Di Francesco tenterà la resistenza senza rinunciare ad attaccare: 4-3-3 con i “semi bianconeri” Berardi e Zaza assieme a Sansone.
Se il 9 marzo la Juve può già mettere le mani sul titolo è anche grazie alla Roma. Che, in questo primo scorcio del 2015, continua a collezionare pareggi: ben 8 in 10 partite di campionato! Un ruolino che mal si concilia con la corsa al titolo e che anzi mette in serio pericolo anche il secondo posto. Per ora il Napoli resta a distanza di sicurezza (4 punti) ma oggi, alla bagarre, potrebbero aggiungersi una tra Lazio e Fiorentina (ore 19) o, chissà, entrambe. “Dobbiamo pensare a tenerci ben stretto questo secondo posto – ha ammesso Garcia, sulla falsa riga di quanto già detto alla vigilia. – Devo parlare coi giocatori, ora arrivano partite importanti di Europa League e di campionato: bisogna alzare il livello per mettere a posto le cose”.
Già, perché la Roma vista ieri contro il Chievo non può proprio andare da nessuna parte. Lenti, pasticcioni, prigionieri delle proprie ansie e paure: i giallorossi continuano la loro clamorosa involuzione di gioco e, di conseguenza, di risultati. Garcia, contrariamente a quanto fatto capire sabato, si è nuovamente affidato a capitan Totti ma la scelta, anche questa volta, si è rivelata sbagliata. Non che i compagni abbiano fatto meglio: da Gervinho a Iturbe, passando per i subentrati Ljajic e Verde, la fase offensiva della Roma è stata di una sterilità quasi totale. Da qui lo 0-0 del Bentegodi, figlio anche di un Chievo che, proprio come settimana scorsa contro il Milan, si è saputo difendere con ordine. “E’ stata la peggior partita della mia gestione – lo sfogo di Garcia. – Abbiamo giocato molto male, in maniera inquietante. Dopo tre gare di buon livello non mi aspettavo un simile passo indietro”. L’ennesimo di una lunga serie, che ha tolto alla Roma anche l’ultimo sogno di gloria.