Nota di regia: «Ho voluto raccontare un’emergenza sociale attraverso una commedia». L’emergenza sociale è quella della nuova povertà dei padri separati. «Un problema che abbiamo voluto rappresentare senza alcuna presunzione» aggiunge il regista, anche a nome degli altri sceneggiatori. Carlo Verdone dirige, dìvide et ìmpera, alla romana. Prima rientra nel rango di uno strano trio, poi domina la scena godendo della compagnia di Micaela Ramazzotti.
Tre padri separati finiscono per condividere un appartamento. Il negoziante di vinili e il gossipparo accettano la proposta dell’agente immobiliare che arrotonda facendo il gigolò (per arzille vecchiette). Mantenere, nell’ordine: ex mogli e figli, il vecchio tenore di vita, un equilibrio psicologico è una missione impossibile. Regna il disordine. La situazione si aggrava ma è spesso ridicola, talvolta patetica.
Il racconto alimenta altra confusione. La situazione sentimentale soffoca quella comica e dunque qualche magra risata, strappata da qualche battuta. Marco Giallini gigioneggia facile, Piefrancesco Favino è difficilmente misurato. Il giovane Verdone si sarebbe fatto in tre e chissà, si sarebbe fatto meno scrupoli, tanto da predisporre generosamente – in sede di scrittura – un piano d’emergenza, appunto per contenere l’emergenza sociale.
“Posti in piedi in paradiso” di e con Carlo Verdone. Con Pierfrancesco Favino e Marco Giallini. Dura 1h59’. Distribuito da Filmauro. Sovvenzionato con 650mila euro dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.