Giornata difficile per il titolo in Borsa di Poste Italiane, che a fine mattinata cede il 2,9%, a 6,545 euro. Le vendite sono state innescate dalle indiscrezioni sulla possibile vendita sul mercato di una nuova tranche di titoli nelle mani del Tesoro, l’azionista di controllo.
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore nel weekend, il ministero per l’Economia sta valutando l’opportunità di cedere un’ulteriore quota di Poste Italiane entro la fine dell’anno: un progetto che potrebbe essere inserito tra le privatizzazioni del Documento di Economia e Finanza di aprile e che sarebbe necessario per permettere allo Stato di centrare il target di introiti da privatizzazioni anche senza la quotazione di Ferrovie dello Stato.
L’ipotesi riguarderebbe il collocamento di un 30% con il Tesoro che arriverebbe a detenere il 35% dall’attuale 65%. In base al Decreto della presidenza del consiglio dei ministri del maggio 2014 la partecipazione dello Stato in Poste non può essere inferiore al 60%: pertanto sarebbe necessario un nuovo Dpcm per modificare tale quota.
Lo scorso ottobre il Tesoro ha collocato il primo 35% di Poste a 6,75 euro per azione raccogliendo oltre 3 miliardi di euro. Il titolo, dopo aver toccato i massimi a 7,2 euro tra dicembre e gennaio, è precipitato in parte a causa della forte flessione dei listini nonché di alcune indiscrezioni circa un intervento (smentito) di Poste in Mps: i minimi sono stati toccati sotto 5,2 euro a metà febbraio e hanno poi innescato un rialzo del 30% nei successivi quaranta giorni.
In base al prospetto informativo, il Tesoro non può vendere titoli Poste per i primi 180 giorni successivi all’esordio in Borsa e quindi fino a fine aprile.