Matteo De Fante presenta martedì 27 febbraio a Milano il nuovo piano industriale di Poste italiane. Sarà un piano lungo, verosimilmente cinque anni, per avere il respiro sufficiente a fare evolvere la corazzata postale verso i nuovi business. E la novità principale, per chi ha seguito i primi passi del manager nel suo primo anno di attività alla guida di Poste Spa, è la nascita del nuovo polo dei pagamenti digitali che sorgerà intorno a Poste Mobile. Un ibrido che sarà al tempo stesso banca e operatore telefonico per offrire ai 33 milioni di clienti Bancoposta, alle piccole e medie imprese come anche alla Pubblica amministrazione un unico contenitore di servizi digitali avanzati.
L’obiettivo è quello di agganciare l’onda montante dei servizi di pagamento digitali, trainati dall’e-commerce in avanzata ovunque nel mondo sebbene con diverse velocità, e di farne un nuovo volano di crescita. Poste cambia pelle e diventa una sorta di ApplePay? Certamente no, visto che le intenzioni di Del Fante, a quanto si raccoglie negli ambienti vicini a Poste, sono al contrario di consolidare i punti di forza – e quindi il BancoPosta ma anche i servizi assicurativi che portano un fiume di denaro in costante aumento (+2% dei premi netti di Poste Vita, con la raccolta salita a 20,4 miliardi nel preconsuntivo 2017). L’altro tema sarà l’accelerazione della cura di recupero nei punti deboli: qui il focus è sulla logistica, dove la corrispondenza lo scorso anno ha perso un ulteriore 10% dei volumi seguendo un trend ormai strutturale, ma dove i pacchi hanno recuperato terreno con un aumento del 17% dei volumi e di 43 milioni di fatturato. E dove non si escludono nuove acquisizioni.
In altre parole, Matteo Del Fante proseguirà nel solco dei tre tradizionali pilastri (servizi finanziari, servizi assicurativi e risparmio gestito, servizi postali), un binario che comunque garantirà anche nel 2017 un pay out agli azionisti dell’80% con una montagna di 549 milioni di dividendi pagati su 689 milioni di utile netto. Ma cambierà a modo suo le carte sul tavolo con il quarto polo rappresentato dal nuovo settore operativo nel banking digitale che includerà – è ovvio – i servizi in mobilità. Ma vediamo di capire meglio come si articolerà il piano che darà all’Ad il respiro di una visione di medio-lungo periodo.
IL POLO DEI PAGAMENTI DIGITALI
Il nuovo polo, affidato a Marco Siracusano che rafforza così la posizione acquisita nell’ottobre scorso quando prese in mano la funzione Pagamenti, mobile e digital, sostanzialmente concentra in unico spazio moneta elettronica e pagamenti digitali. Se finora chi comprava qualcosa su Internet tramite PostePay doveva passare tramite BancoPosta, domani – con lo spacchettamento dei servizi di BancoPosta e il conferimento dei pagamenti digitali in un unico polo – opererà direttamente con Poste Mobile. Alla nuova direzione che sarà presentata martedì dovrebbero essere affidati i bollettini postali, l’operatore Poste Mobile e probabilmente anche la partecipazione del 15% in Sia, società tra le maggiori in Europa nei pagamenti digitali di cui Cassa Depositi, azionista di controllo di Poste, detiene un altro 30% circa. Poste ha avviato la separazione del patrimonio da BancoPosta del ramo dedicato alla moneta elettronica e i servizi di pagamento e ha chiesto a Banca d’Italia l’autorizzazione affinché PosteMobile possa operare quale Istituto di moneta elettronica (IMEL), continuando a svolgere le attività di operatore mobile virtuale. Il che significa che in un futuro la nuova PosteMobile potrebbe emettere nuove carte di pagamento (oggi i titolari della carta ricaricabile PostePay Evolution sono già 4,7 milioni) senza passare da altre banche e che potrebbe fare concorrenza alle banche sui Pos (le macchinette per pagare con carta o Bancomat nei negozi). Potrebbe poi acquisire anche una carta di credito ma è presto per spingersi così lontano. Resta il fatto che con 12.800 uffici postali, il network digitale e la piazza commerciale che offre, Del Fante si aspetta risultati non banali mettendo i suoi punti di forza a fattor comune.
BANCOPOSTA E RISPARMIO
Resta il pilastro fondamentale su cui poggia Poste che da qui trae 56 miliardi di raccolta nel 2017, in crescita del 12%. Qui ci sono i buoni e i libretti postali, i prodotti fondamentali per Cdp e per la grande marea dei piccoli risparmiatori poco propensi al rischio. Il risultato operativo, tuttavia, è in calo del 5% a quota 773 milioni lo scorso anno per il ristoro agli azionisti del Fondo immobiliare Europa 1 ma anche perché il trend ribassista del mercato ha ridotto i margini. Del Fante ha appena ricontrattato con Cassa Depositi le commissioni per collocare il risparmio postale e conta di incamerare fino a 1,8 miliardi di commissioni quest’anno. Notizia che ha ridato slancio al titolo in Borsa perché consentirà a Poste di mantenere il risultato operativo anche di fronte all’attesa – ammessa con gli analisti dall’Ad Del Fante e dal responsabile del BancoPosta Andrea Novelli – di un target negativo per gli afflussi netti di risparmio postale nel 2018.
ASSICURAZIONI E RISPARMIO GESTITO
A chi chiedeva al Del Fante se il filone del risparmio gestito fosse in contraddizione con il tradizionale business del risparmio postale, l’Ad di Poste ha risposto di no. Il primo va alla clientela meno propensa al rischio, l’altro a chi invece punta a guadagnare un po’ di più e a rischiare altrettanto. E’ qui che Del Fante punta le carte sulla “collaborazione rafforzata” definita con Anima e rinnovata per 15 anni, che andrà a regime a fine anno. Le Polizze Vita si confermano una gallina dalle uova d’oro (840 milioni di risultato operativo, +32%) per Poste che con Anima svilupperà servizi Fondi e polizze Unit Linked (ramo III) oltre al tradizionale Vita (ramo I).
LOGISTICA
La corrispondenza continua a diminuire in volume anche se rallenta la discesa. I pacchi invece hanno invertito la rotta. Poste, che rinunciò a Bartolini nel 2005, si trova scoperta sull’internazionale ma potrebbe lanciarsi in qualche acquisizione per colmare il divario con i grandi concorrenti europei.
Se queste in sintesi appaiono le linee guida, non resta ora che attendere le rivelazioni di Matteo Del Fante martedì mattina. Il titolo Poste, collocato a 6,75 euro nell’ottobre 2015 dell’era Caio, ha perso quota e recuperato nell’ultimo anno il 12% tornando a 6,7 euro. Il nuovo piano potrebbe rinvigorire i giudizi degli analisti, lo scopriremo a breve.