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Poste Italiane, salta la data del 21 ottobre per il collocamento: le ragioni del rinvio e le ipotesi sulle prossime finestre

Imagoeconomica

Lunedì prossimo, il 21 ottobre, Poste Italiane non avvierà il collocamento della seconda tranche, come previsto. Lo ha comunicato in un secco messaggio la stessa società dicendo che il procedimento presso la Consob per l’approvazione del prospetto relativo all’offerta di azioni “è stato temporaneamente interrotto in pendenza delle decisioni e delle valutazioni in corso riguardo alle modalità e ai tempi dell’offerta“. Proprio su questi due punti si stanno costruiendo le ipotesi: perchè il procedimento è stato interrotto e quando verrà riavvato.

Perché il rinvio? Non per ragioni di mercato visti i record in Borsa

Non sono ben chiare le ragioni del rinvio e si cercano indizi. Certamente il processo non può essere stato interrotto per ragioni di mercato, come può capitare nei collocamenti: il titolo ha continuato a macinare rialzi nelle ultime sedute, nonostante l’attesa del consistente quantitativo di titoli da immettere sul mercato con l’Opv, pari al 14% del capitale di Poste: fattore che solitamente mette sotto pressione la quotazione delle azioni in Borsa. Martedì scorso il titolo Poste ha raggiunto il record storico, toccando 13 euro e portando la capitalizzazione attorno a 17 miliardi. Anche oggi il titolo è in netto rialzo: a 13,34 euro (+2,77%).

I dubbi su investitori retail e istituzionali

Alcuni osservatori hanno sottolineato la stranezza dell’intervento di Giorgia Meloni in Parlamento in vista del Consiglio europeo, quando ha detto “niente investitori, vendiamo solo a risparmiatori“: “Noi ragioniamo della cessione di una quota abbastanza minoritaria, dedicata esclusivamente ai retail, cioè i piccoli risparmiatori italiani e ai dipendenti di Poste” ha detto la premier. Blackrock, investitore istituzionale, è già azionista di Poste Italiane e potrebbe essere interessato ad aumentare la sua partecipazione durante un’Opv. Inoltre, solitamente i collocamenti coinvolgono anche gli investitori istituzionali, anche per dare liquidità al titolo e consentire che il valore di apprezzi in Borsa. D’altro canto il ministero dell’Economia ha appena selezionato i global coordinator, che appunto devono raccogliere gli ordini che arriveranno da tutto il mondo. Il Messaggero scrive stamane che hanno espresso intenzione a entrare nel capitale almeno quattro fondazioni bancarie. Fondazione Crc ha deliberato un investimento di 20-25 milioni, mentre Cariplo e Firenze studiano l’opzione fino a 50 milioni a testa.

Comunque già prima di queste nebulose dichiarazioni della premier non era chiara la suddivisione delle quote tra retail e istituzionali: ai piccoli investitori dovrebbe essere riservato il 35% del collocamento – rispetto al 25% previsto nel 2015 –, con un 3% appannaggio dei dipendenti Poste. A questi ultimi, inoltre, saranno concesse alcune agevolazioni come la possibilità di acquistare lotti di azioni, con uno sconto fino al 30%, attingendo al Trattamento di fine rapporto.

Le ipotesi sul quando si potrà ripartire

Calendario alla mano, si stanno facendo ipotesi sulle prossime date. Un’opzione sarebbe quella di riavviare il motore del collocamento dopo il 6 novembre, quando il Cda del gruppo guidato da Matteo Del Fante approverà i risultati dei primi nove mesi, nonchè dopo le elezioni Usa del 5 novembre. L’opv potrebbe allora svolgersi nel corso della settimana successiva, quella che inizia con lunedì 11 novembre
Il periodo favorevole per il collocamento viene visto durare fino alla data della Festa del Ringraziamento Usa che cade quest’anno sil 28 novembre. La stessa finestra potrebbe essere sfruttata per cedere una quota dell’8-9% di Mps.

Le previsioni di incasso

Dalla vendita del 14% di Poste Italiane il governo Meloni punta a incassare poco meno di 2,5 miliardi di euro. Introiti che, insieme a quelli derivanti dalle altre operazioni (il 12,5% di Mps veduto ad aprile, con una nuova tranche in rampa di lancio a stretto giro, e il 2,8% di Eni ceduto a maggio), saranno messi a bilancio nel 2024 andando a rallentare, pur in minima parte, la corsa del debito. Dopo la vendita di Poste, il governo conserverà comunque circa il 51% del capitale, ma concederà un’opzione per lasciare a disposizione del mercato una tranche ulteriore.

La tabella di marcia per il collocamento era partita all’indomani del 17 settembre, quando il Consiglio dei ministri aveva approvato il Dpcm per la privatizzazione, rivisto e corretto rispetto alla versione iniziale del 25 gennaio scorso. La settimana successiva era stata avviata la selezione dell’advisor del ministero per l’Economia e quella seguente è partita la selezione per il consorzio di banche per il collocamento, comunicato il 5 ottobre. Intanto è anche partita la campagna informativa istituzionale su tv, giornali e media vari, per lanciare l’operazione tra il grande pubblico.


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