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Post Covid-19, il governo dell’economia deve cambiare

FIRSTonline

I provvedimenti annunciati dal governo per rimediare subito ai danni della pandemia e per il rilancio dell’economia nel medio e lungo periodo lasciano molti dubbi sulla loro efficacia complessiva, anche perché il governo dell’economia che ha affrontato la pandemia mostra l’urgenza di una radicale riforma sia nelle istituzioni sia nella progettazione e programmazione di nuovi strumenti. Pare invece che l’attuale governo dell’economia sia orientato a ristabilire la situazione precedente senza cogliere l’urgenza di riforme che la pandemia ha reso evidenti.

Se è la pandemia che sta ancora governando il paese, sorge il dubbio se i provvedimenti che il governo sta proponendo siano idonei a governare il post pandemia. Pare di capire che si stiano elaborando provvedimenti di spesa pubblica prevalentemente a pioggia e indifferenziata per sostenere nel brevissimo periodo i consumi, con effetti moltiplicativi sul lato dell’offerta modesti se non nulli.

Il lascito della pandemia dovrebbe invece orientare i provvedimenti, con diversa priorità, idonei a generare, tramite il potenziamento dell’offerta, effetti moltiplicativi sull’occupazione e sulle conseguenti remunerazioni dei fattori produttivi, ovvero tramite il potenziamento dell’offerta da parte del tessuto agricolo-industriale. Si chiedono a gran voce, ma in modo indifferenziato, investimenti pubblici senza indicarne la priorità. La pandemia ha invece mostrato un paese a macchie di leopardo, con inaccettabili diversità da zona e zona economica. Gli investimenti pubblici dovrebbero pertanto privilegiare il regresso di siffatte diseguaglianze generando un indotto da elevati effetti moltiplicativi sull’offerta e dunque sulla formazione di occupazione diffusa. Gli investimenti pubblici (vedi le esperienze di ENEL e delle autostrade) in alcune reti potrebbero costituire la via più idonea a tal fine.

Ad esempio, la pandemia ha certificato che l’economia italiana difetta di una rete digitale che copra l’intero paese. L’avvio del cablaggio dell’intero territorio nazionale, come fece l’Enel a suo tempo per la rete elettrica, comporta il potenziamento dell’intero settore indotto operante in ogni parte del paese, contribuendo così a “smacchiare il leopardo”.

Gli investimenti nella rete scolastica, oltre a consentire alcune modalità di apprendimento, hanno non soltanto effetti nell’ edilizia ma in molti settori dell’indotto ugualmente diffuso nell’intero territorio nazionale.

La rete degli acquedotti, antica e piena di perdite, oltre che all’attenzione della malavita organizzata, è un altro esempio di un investimento diffuso su tutto il territorio capace di garantire l’acqua a tutti, ma anche di generare sul lato dell’offerta rilevanti effetti i moltiplicativi consentiti dall’indotto.

Nel complesso, si tratta di esempi che richiedono al governo dell’economia di fare i conti con le più che evidenti diseguaglianze economiche del paese e di porvi rimedio, chiedendo il consenso sulle strategie di medio e lungo periodo e non soltanto nell’attesa dei sondaggi del domani. Anche così cambia il governo dell’economia italiana.

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  • "l’economia italiana difetta di una rete digitale che copra l’intero paese." Difetta anche di un approccio culturale alla rete non da poco e non trascurabile un vero e proprio Medioevo