Le cattive notizie sono buone notizie, in Cina come in America. Ogni dato congiunturale che indichi un rallentamento viene preso, da mercati ancora ottimistici, come auspicio di un mantenimento o di una intensificazione della postura espansionistica delle banche centrali. Così, i dati dei due indici PMI cinesi – quello ufficiale e quello MSCI-Markit – sono unanimi nell’indicare un rallentamento del settore manifatturiero: il primo è calato a 51,1 in agosto da 51,7 a luglio, mentre il secondo è passato da 51,7 a 50,2 (pur mantenendosi, in ambedue i casi, sopra la soglia di 50 che indica perdurante aumento). Anche l’aggravarsi delle tensioni in Ucraina ha avuto poco effetto, e l’indice regionale MSCI Asia Pacific sta salendo verso la fine della giornata dello 0,2%.
In campo valutario lo yen è tornato a deprezzarsi e quota 104,2 contro dollaro (Il Nikkei ringrazia con un +0,3%) e il dollaro si rafforza ancora contro l’euro, che scende a 1,313. L’oro perde qualcosa a 1288 $/oncia e il petrolio WTI guadagna ancora a 95,8 $/b (Brent: 103,2).
Allegati: L’articolo di Bloomberg