X

Pos: obbligo, sanzioni e commissioni, ecco cosa c’è da sapere

Imagoeconomica

Si accende lo scontro interno al Governo su grandi evasori e sanzioni per commercianti e artigiani che non accettano il Pos. Due argomenti distinti, ma paralleli, su cui il Movimento 5 Stelle sembra irremovibile: non si possono introdurre le multe nei confronti degli esercenti che dicono No al Pos senza abbassare le commissioni sui pagamenti, così come non si possono prevedere sanzioni che vanno a colpire “i piccoli” senza prima stabilire punizioni esemplari (leggasi carcere) nei confronti di chi evade grandi somme. Palazzo Chigi, dal canto suo, ribatte che l’obbligo debba essere per forza di cose accompagnato da sanzioni, ma nello stesso frangente si deve lavorare per un abbassamento dei costi delle transazioni da concordare con l’Abi. 

LEGGI ANCHE: Carte e bancomat: dagli sconti alle sanzioni, le novità in manovra

I toni della polemica hanno raggiunto vette talmente aspre da aver perso di vista il focus del problema, vale a dire: moneta elettronica, pagamenti e costi per clienti ed esercenti.

LE NUOVE SANZIONI SUL POS

Il tema di obbligare commercianti, esercenti e professionisti ad utilizzare il Pos è al centro del dibattito nazionale da anni. Pochi sanno però che l’obbligo è già in vigore dal 2014, cioè da ben 5 anni. Qual è il problema allora su cui si discute oggi? Il problema è che nonostante la legge obblighi già chi vende beni e servizi al pubblico ad accettare il Pos, parallelamente non prevede alcuna sanzione per chi viola le regole. La Legge di Stabilità 2016 aveva previsto che il Ministero dello Sviluppo Economico emanasse un decreto ministeriale per definire misura e modalità di applicazione delle sanzioni, ma fino ad oggi nemmeno l’ombra. 

Il decreto fiscale collegato alla manovra 2020 si occupa proprio di colmare questo vuoto normativo, stabilendo una doppia sanzione: una multa fissa di 30 euro cui aggiunge un’altra sanzione pari al 4% del valore della transazione per cui non è stato accettato il pagamento con le carte. A vigilare sulle le violazioni saranno ufficiali e agenti di polizia giudiziaria.

Perché fino ad oggi non sono state stabilite sanzioni? Perché dato l’importo ancora relativamente elevato delle commissioni a carico di chi è obbligato a dotarsi del Pos la politica ha preferito fino a questo momento chiudere un occhio per evitare di “far infuriare” determinate categorie di lavoratori. Il tutto a scapito della trasparenza e della lotta all’evasione. 

COMMISSIONI POS: CHI LE PAGA

Diciamolo subito e in maniera molto chiara: il dibattito non ha nulla a che fare con chi utilizza carte di credito, carte di debito o bancomat per acquistare beni e servizi. I clienti infatti non sono soggetti ad alcuna commissione di possesso o di transazione. Il costo di carte e bancomat viene pagato sotto forma di canone annuale correlato al proprio conto corrente o per il prelievo presso sportelli che non appartengono al proprio istituto bancario (per le banche che ancora lo prevedono). Le singole transazioni effettuate per pagare un vestito nuovo o una cena al ristorante, per intenderci, non hanno alcun costo di transazione a carico dei consumatori. 

Diversa è invece la situazione di chi obbligatoriamente deve possedere il Pos per consentire ai propri clienti di pagare i propri acquisti. Parliamo ad esempio di bar, ristoranti, negozi, commercianti, professionisti, ecc. che invece per possedere e utilizzare il Pos devono pagare diverse commissioni.

POS: QUANTO COSTA POSSEDERLO?

Come detto, per gli esercenti possedere il Pos ha dei costi che molti dei soggetti interessati considerano molto, troppo elevati. Secondo le organizzazioni di categoria inoltre il rischio di obbligare commercianti e professionisti a utilizzare il Pos e sanzionare chi non accetta i pagamenti elettronici è quello di spingere molti addetti ai lavori a trasferire i costi sui clienti aumentando i prezzi di vendita dei prodotti. 

Facendo un riassunto, la posizione di queste categorie è la seguente: se le commissioni sono sostenibili sulle transazioni più elevate (diciamo sopra i 30 euro), diventano invece proibitive su quelle più basse. Se il Governo intende dunque spingere sull’obbligo, deve anche “compensare” spingendo le banche a diminuire le commissioni.

Ma a quanto ammontano questi fantomatici costi di commissione? La percentuale varia in base alla banca, al tipo di contratto stipulato, ma anche al tipo di Pos utilizzato. In generale sono 4 le voci da considerare:

  • Il costo di installazione del Pos a domicilio; 
  • il canone mensile di noleggio del Pos che può andare dai 15 ai 45 euro al mese in base al contratto, all’hardware che si possiede, alla connessione internet che si sceglie;
  • il costo fisso per transazione che le banche applicano all’esercente. Il costo è in media di 10 centesimi e sui pagamenti inferiori a 10 euro può pesare fino all’1% sull’incasso.
  • il costo percentuale per transazione: dipende dal tipo di carta e dal circuito usati. Si va dallo 0,5 al 2,5%.

Negli ultimi anni cominciano a diffondersi anche i Pos senza banca che consentono agli esercenti di contenere i costi dato che non sono soggetti a un canone mensile, ma hanno un costo di acquisto e commissioni fisse dall’1 a 2,7% sulle transazioni in base al tipo di carta utilizzata. Wallet-ABILE, Jusp e Sumup sono tre esempi. 

Related Post
Categories: Economia e Imprese