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Pos: credito d’imposta per gli esercenti, ecco come funziona

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Un credito d’imposta al 30% sulle commissioni bancarie. Non è il taglio che avevano richiesto le associazioni di categoria, Confesercenti in testa, ma è un primo passo che il Governo ha deciso di fare perseguendo un doppio scopo: da un lato per placare i malumori di esercenti e commercianti in vista dell’entrata in vigore delle sanzioni per chi rifiuta pagamenti tramite Pos, dall’altro per pretendere tempo e portare avanti i negoziati con le banche su un possibile abbassamento delle commissione bancarie a carico di commercianti ed esercenti sulle transazioni effettuate tramite Pos. Non a caso la norma scatterà dal 1°luglio, lo stesso giorno in cui entreranno in vigore le multe per chi rifiuta i pagamenti elettronici. 

Il credito d’imposta è stato inserito all’interno del Decreto fiscale correlato alla Manovra e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 ottobre.

CREDITO D’IMPOSTA: COME FUNZIONA

L’articolo 22 del decreto fiscale stabilisce un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni sulle transazioni effettuate con bancomat, carte di credito, di debito, prepagate. Attenzione però perché la misura non varrà per tutti, ma solo per attività che nell’anno d’imposta precedente abbiano dichiarato ricavi e compensi pari o inferiori a 400mila euro annui. Niente supermercati o grandi catene quindi, ma bar, negozi, ristoranti e piccoli-medi esercizi commerciali.

Scendendo nei dettagli, il meccanismo di funzionamento è simile al credito d’imposta già in vigore per i benzinai. La norma stabilisce che, a decorrere dal 1°luglio 2020, gli esercenti potranno contare su un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni addebitate per ogni singola transazione. Il credito d’imposta sarà utilizzabile esclusivamente in compensazione, a partire dal mese successivo a quello in cui è stata sostenuta la spesa. Non solo: dovrà essere inserito nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di maturazione del credito e nelle dichiarazioni dei redditi relative ai periodi d’imposta successivi fino a quello nel quale se ne conclude l’utilizzo. Dal canto loro, gli operatori che mettono a disposizione degli esercenti i sistemi di pagamento dovranno trasmettere all’Agenzia delle Entrate le informazioni necessarie a controllare se credito d’imposta viene riconosciuto correttamente oppure no.

Secondo i primi calcoli, la misura costerà allo Stato 26,95 milioni nel 2020, 53,9 milioni a regime (ma la cifra potrebbe salire con l’emersione del nero) e interesserà una platea di 2,1 milioni di soggetti Iva con un giro d’affari complessivo di 108 miliardi di euro e un reddito medio di 50 mila euro.

OBBLIGO POS: ECCO LE SANZIONI

Come detto, la misura è legata a filo doppio con l’entrata in vigore delle sanzioni per chi non rispetta l’obbligo di usare il Pos. Il decreto fiscale prevede infatti una doppia “punizione”:  una multa fissa di 30 euro cui aggiunge un’altra sanzione pari al 4% del valore della transazione per cui non è stato accettato il pagamento con le carte. A vigilare sulle le violazioni saranno ufficiali e agenti di polizia giudiziaria.

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