Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin il 16 ottobre alla riunione dei ministri dell’Ambiente europei a Bruxelles dovrebbe chiedere ed ottenere una deroga alla direttiva europea sulle emissioni di CO2 delle navi. La direttiva entrerà in vigore il 1 gennaio 2024 e prevede l’applicazione degli scambi di emissioni Ets ( un tetto massimo alle emissioni consentite) per le navi con stazza di 5 mila tonnellate. Perché la deroga deve essere chiesta dal ministro italiano ? Perché il porto di Gioia Tauro rischia di chiudere e la Calabria ieri si è affidata a Pichetto Fratin per scongiurare un altro dramma economico nel Mezzogiorno. Lo ha fatto direttamente il Presidente della Regione Roberto Occchiuto pressato da sindacati ed organizzazioni imprenditoriali. “Con questa direttiva l’Ue crea, all’interno dell’area mediterranea, porti di serie A e porti di serie B, e la cosa curiosa è che quelli che rischiano di essere declassati sono tutti scali europei, mentre quelli che si avvantaggeranno di questa situazione sono tutti nordafricani” ha detto. Gioia Tauro è il principale porto italiano di trasbordo merci. Vi lavorano più di 4mila persone e la tassa sulle emissioni lo penalizzerebbe per mancati approdi.
Gioia Tauro porto strategico per l’Italia
Il Mediterraneo dal 1 gennaio prossimo è zona di controllo delle emissioni di ossidi di zolfo e di polveri sottili nocive. Gli ossidi di zolfo sono prodotti dai gas di scarico delle navi porta container e inquinano. La normativa riguarda i porti dell’Ue e le rotte potrebbero spostarsi verso i porti del Nord Africa. Avremmo in poco tempo lo spostamento dei traffici commerciali verso aree che non sono soggette alla direttiva, dice Assoporti. È stato calcolato che una nave in arrivo dall’Oriente pagherà la tassa al 50% per la rotta fino all’Italia (Gioia Tauro, almeno) e il 100% per la destinazione finale in un porto dell’Europa. La tutela dell’ambiente e del Mediterraneo vanno bene, ma quale armatore non dirotterà le proprie navi lontane dai porti Ue ? E le merci trasbordate fuori dall’Italia quanto costeranno di più?
Per la Commissione Ue non ci sono rischi
L’Ets marittimo è criticato per essere un sistema per tassare le emissioni di CO2, si fa un danno a tutta l’Europa, dicono gli oppositori. Dietro la normativa si intravedono posizioni ideologiche, ma la realtà è che diventa sempre più difficile conciliare esigenze ambientali con commerci ed affari. Il modo in cui è stata concepita la norma è tale da rendere molto più vantaggioso per una compagnia di navigazione effettuare le operazioni di trasbordo dei container nei porti del Nord Africa, anziché in quelli italiani. La missione del ministro italiano dell’Ambiente la settimana prossima non è facile anche perché la direttiva ha avuto una lunga fase preparatoria. Da Bruxelles, intanto, un portavoce della Commissione ha precisato che nel testo c’è una “misura anti-evasione specifica, per affrontare il rischio di delocalizzazione delle attività di trasbordo dai porti di trasbordo di container dell’Ue ai porti limitrofi extra-Ue”. Se dovesse accadere la Commissione riesaminerà il provvedimento.