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Porto di Amburgo: Germania a una svolta sulla cessione ai cinesi che puntano sui porti strategici

L’accordo siglato un anno fa con la cinese Cosco scadrà a fine ottobre. Ma in 12 mesi il mondo è cambiato. Una parte del governo tedesco teme ora di ripetere lo stesso errore di dipendenza fatto con la Russia per il gas. Il porto di Amburgo controlla quello di Trieste

Porto di Amburgo: Germania a una svolta sulla cessione ai cinesi che puntano sui porti strategici

Potrebbe essere ridotta a circa il 25% la presenza dei cinesi della Cosco nel porto di Amburgo dall’iniziale 35%, ma il tema è decisamente ancora nel vivo della discussione all’interno dell’esecutivo tedesco, visti gli ultimi sviluppi internazionali, e potrebbero esserci novità impreviste.
La presenza dei cinesi – già azionisti di maggioranza dei porti di Zeebrugge in Belgio, del Pireo in Grecia e di Valencia in Spagna – nell’infrastruttura marittima più importante per la Germania ma anche per l’Europa, crea incertezze anche in Italia in quanto lo stesso porto di Amburgo è proprietario a sua volta del 50,01 per cento del porto di Trieste, mentre gli stessi cinesi hanno mire precise anche sui nostri porti di Napoli e Taranto.

Il governo del cancelliere Olaf Scholz, che è stato per anni sindaco di Amburgo, si trova davanti a un momento chiave e con tempi stretti riguardo la decisione di aprire alla compagnia statale cinese, giusto all’indomani della chiusura del congresso nazionale del partito comunista cinese che ha riconfermato Xi Jinping, per uno storico terzo mandato, segretario generale del Partito comunista e capo della commissione militare centrale, definito nella costituzione del Partito-Stato il “centro” di ogni idea e di ogni scelta.

Porto di Amburgo: l’accordo con Cosco scade tra pochi giorni

La storia è iniziata nel 2021, quando Hhla (Hamburger Hafen und Logistik) la società che gestisce lo scalo anseatico, si impegnò a vendere alla società di stato cinese Cosco Shipping Ports Limited (CSPL) per 65 miliardi di euro una quota della struttura, con l’idea di farne “hub privilegiato” per le merci movimentate dalla società cinese.
L’operazione attende ancora il parere dell’autorità federale, che ha tempo fino al 31 ottobre. Ma in questi 12 mesi il mondo è cambiato e in Germania c’è un fronte largo di contrari pronti a bloccare l’intesa.
Stamane alcuna stampa tedesca, in particolare Sueddeutsche Zeitung e Handelsblatt, riporta che i cinesi della Cosco potrebbero ricevere l’autorizzazione dal governo tedesco ad acquisire una parte del terminal Tollerort, il più piccolo dei quattro terminal per container del porto di Amburgo, ma solo per il 24,9 pct e non per il 35 pct come previsto dal primo accordo con Hhla.

Parte del governo tedesco ora contrario alla presenza cinese

Sarebbe questo un compromesso all’interno dell’esecutivo tedesco, visto che sei ministeri fino ad ora si sono detti contrari all’affare, mentre con una quota del 24,9%, la Cosco non potrebbe esercitare formalmente influenze sulla gestione di uno dei quattro terminal. Oltre che da Esteri ed Economia (guidati dai Verdi) e da Trasporti e Giustizia, a guida liberale, i no vengono anche da Interni e Difesa, entrambi diretti da ministre della Spd, il partito di Scholz.

In particolare Verdi e liberali stanno facendo forti pressioni su Scholz perché blocchi l’accordo, mettendo in guardia dai rischi. “Non dovremmo ripetere gli stessi errori del passato, rendendoci dipendenti da Paesi che un giorno potrebbero ricattarci”, ha detto il ministro dell’Economia e vicecancelliere, Robert Habeck, impegnato in una sorta di screening degli investimenti stranieri in Germania, memore della recente esperienza con la Russia, che sul territorio federale possedeva e operava infrastrutture come depositi di gas e raffinerie di petrolio, ora confiscate. “Sono favorevole al fatto che non lo permettiamo”, ha detto Habeck all’agenzia Reuters. Ha anche provato a portare la questione all’ordine del giorno di una riunione del gabinetto federale per opporsi formalmente all’acquisizione, ma la cancelleria di Scholz ha preso tempo e questo rinvio potrebbe far scadere i termini contrattuali fissati per la fine di ottobre, trascorsi i quali la transazione sarebbe considerata legalmente autorizzata.

Ancora più esplicito il ministro liberale della Giustizia, Marco Buschmann: “Nessuna infrastruttura critica tedesca deve cadere sotto il controllo del governo cinese”. Lo stesso Scholz, che è stato per anni sindaco di Amburgo, al termine del Consiglio Ue sull’energia, incalzato dai giornalisti ha dovuto ammettere: “Sul possibile ingresso dei cinesi ad Amburgo nulla è deciso, restano molte questioni da chiarire”.

Le mire di Xi Jinping: è solo commercio? Scholz a Pechino

Mettere lo zampino sul prezioso e strategico scalo portuale tedesco è un perfetto assist alla Via della Seta e alle mire geopolitiche di Xi Jinping e della sua azienda statale. Il player cinese non è alla sua prima volta nell’area, in quanto possiede già partecipazioni nei due maggiori porti continentali, Rotterdam e Anversa, senza dimenticare che è in procinto di presentare un progetto per espandere un terminal ferroviario interno a Duisburg dove si incontrano i fiumi Ruhr e Reno. Si tratta di uno snodo fondamentale per la Bri (Belt and Road Initiative), da dove passano gli hub industriali cinesi.

Per il 3 novembre Scholz ha in tasca un biglietto aereo per Pechino, primo leader occidentale a visitare la Cina dalla fine della pandemia, incontrando di persona Xi Jinping. Il cancelliere si porterà dietro un nutrito stuolo di imprenditori tedeschi, pronti a firmare contratti e protocolli d’intesa.

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