Essendo stato una delle menti più lucide della Dc, non a caso allevato alla scuola di Aldo Moro che lo volle segretario dei giovani Dc anche se dopo imboccò altre strade, Marco Follini, ex vicepresidente in conto Udc del secondo Governo Berlusconi con cui litigò bruscamente, è per tendenza naturale propenso al dialogo e al coinvolgimento del dissenso. Ma, di fronte agli attuali populisti di destra e di sinistra, s’è convinto che gli ammiccamenti e le aperture unilaterali non funzionano. E’ quanto ha scritto ieri su “La Stampa” dissentendo dal sociologo Giovanni Orsina che resta aperturista di fronte al populismo nostrano. “Caro Orsina, basta romanizzare i barbari” scrive Follini, che aggiunge: “Tutta la compiacenza che abbiamo riservato alla narrazione populista, tutti i nostri ammiccamenti, tutte le nostre concessioni, il nostro rispettoso chinar la testa non ci hanno fatto fare neppure mezzo passo avanti” e “questa tecnica di inclusione non sembra affatto aver sortito gli effetti che speravamo” visto che “il sentimento populista nel Paese è forte tanto quanto prima”. Secondo Follini “si illudono quasi tutti di poter romanizzare i barbari” ma “tutte le concessioni che l’establishment ha fatto a beneficio dei suoi avversari non hanno affatto migliorato la salute della politica, né reso più chiare le sue ragioni”. E’ ora di voltare pagina e le sagge riflessioni di Follini suggeriscono di essere meno accondiscendenti e un pò più coraggiosi di fronte al populismo. Bravo Marco.