L’offerta di transazione agli azionisti in cambio della rinuncia a cause risarcitorie per l’azzeramento dei titoli si è chiusa ieri e non ha raggiunto l’obiettivo dell’80 per cento. Nel caso di Veneto Banca, le adesioni sono arrivate da 54.359 soci, pari al 73% del totale e al 67,6% delle azioni oggetto della proposta. Al netto delle posizioni irrintracciabili, la percentuale degli azionisti aderenti è pari al 75% circa del totale, pari al 68,2% delle azioni Veneto Banca che rientrano nel perimetro.
Il Cda dell’istituto, nella riunione del prossimo 11 aprile, dovrà decidere se rinunciare alla condizione sospensiva che fissava le adesioni minime all’80% e procedere comunque al versamento del riconoscimento economico spettante agli azionisti che hanno aderito all’offerta. Veneto Banca, infine, ricorda che lo scorso 7 marzo ha deciso di costituire un fondo per complessivi 30 milioni di euro a sostegno degli azionisti che versano in condizioni disagiate.
Quanto alla Banca Popolare di Vicenza, le adesioni sono state pari a 66.712 soci, pari al 71,9% del totale. La percentuale sul totale delle azioni oggetto della proposta è del 68,7%. “Il consiglio di amministrazione – spiega la banca – ha espresso la propria soddisfazione per i risultati dell’offerta, risultati che, ancorché non sia stata raggiunta la soglia di adesioni dell’80% prevista nel regolamento dell’offerta, testimoniano la volontà del territorio e delle comunità in cui la banca opera di accompagnarla nel processo di ristrutturazione in corso”.
Per questa ragione il board è orientato a rinunciare alla condizione sospensiva dell’80% di adesioni e di procedere al riconoscimento dei 9 euro proposti ai soci che hanno aderito alla transazione. La decisione sarà ufficializzata nel consiglio del 13 aprile.
Oltre alla transazione, la Popolare di Vicenza ha intrapreso altre due iniziative per mitigare le perdite dei soci: una riguarda quegli azionisti interessati dalla fattispecie del cosiddetto “mancato rispetto dell’ordine cronologico di vendita”, ossia che si erano visti ingiustamente passare davanti quando avevano chiesto di vendere le azioni; e poi un fondo da 30 milioni di euro a sostegno degli azionisti che versano in condizioni disagiate.
L’istituto spiega che “i costi connessi all’esito delle sopra citate iniziative di conciliazione con gli azionisti BPVi sono coperti da specifici accantonamenti al fondo rischi e oneri ed hanno comportato un’integrazione di quanto già stanziato a fronte di reclami e contenziosi su azioni Bpvi di 180 milioni di euro”.
Inoltre, la Banca Popolare di Vicenza comunica di aver chiuso il 2016 con una maxi-perdita di 1,9 miliardi di euro rispetto al rosso di 1,4 miliardi nel 2015. L’istituto spiega che il risultato netto è penalizzato “soprattutto dell’evoluzione del credito deteriorato e dell’ulteriore innalzamento dei livelli di copertura, anche in seguito al recepimento delle differenze valutative emerse delle verifiche ispettive condotte dalla BCE sul rischio di credito nel corso del 2016 e ad inizio 2017”.
Pesano anche l’ulteriore “rilevante riduzione delle masse intermediate”, “gli impatti economico patrimoniali connessi alla decisione assunta il 4 agosto 2016 da parte di Cattolica Assicurazione di recedere dall’accordo di partnership” e gli “ulteriori accantonamenti a fondi rischi ed oneri principalmente riconducibili ai reclami e alla litigation sulle azioni Bpvi e al costo dell’offerta transattiva agli azionisti”.