La ricapitalizzazione di cui ha bisogno la Banca Popolare di Bari vale 1,4 miliardi: a quantificarla è stato il Consiglio del Fondo interbancario di tutela dei depositi, che su richiesta dei Commissari straordinari della banca barese ha intanto approvato un intervento immediato, in conto futuro aumento di capitale, da 310 milioni. Il rafforzamento patrimoniale sarà poi da completare nei prossimi mesi – spiega la nota del Fondo guidato da Salvatore Maccarone – anche alla luce di quanto previsto dal decreto del Governo (142 del 2019). La banca pugliese è commissariata da metà dicembre e il Fondo ha già stabilito l’impegno a partecipare, per parte propria, fino a un massimo di 700 milioni, importo considerato idoneo “a perseguire gli obiettivi di risanamento e rilancio” della banca valutati sulla base delle linee guida del piano industriale predisposte dai Commissari e delle analisi svolte dal Fondo con i propri advisor legali e finanziari.
Dopodiché tocca al Mediocredito Centrale: l’impegno della banca controllata da Invitalia, che dovrà siglare un accordo quadro con il Fondo, sarà a sua volta di almeno 700 milioni. A questo andrà poi accompagnato un drastico piano di derisking, che prevede la cessione di 2 miliardi di crediti deteriorati e una netta riduzione dell’attivo e del passivo della banca e allo stesso tempo una “cura dimagrante” della rete di sportelli con la conseguente uscita di circa 900 addetti. Il nodo sarà l’assemblea della Popolare, che dovrà approvare questo piano di ricapitalizzazione e risanamento: in caso di mancata approvazione da parte dei soci l’unico dato certo è che il Fondo perderà i 310 milioni che ha versato il 31 dicembre 2019 e che sono indispensabili a riportare i ratio patrimoniali sui minimi regolamentari (i commissari avevano chiesto una cifra leggermente più alta, circa 340 milioni) ma la delibera del Fondo ha stabilito di concedere la cifra minima indispensabile per rispettare i ratio.