Dopo mille tribolazioni giudiziarie legate essenzialmente all’incertezza del processo di trasformazione in spa a seguito degli interventi sospensivi del Consiglio di Stato e del Tar sulla riforma delle banche popolari, sulla Banca Popolare di Bari – che è la più grande banca del Mezzogiorno – torna il sereno.
In pochi giorni la banca pugliese, presieduta da Marco Jacobini, ha incassato due verdetti molto favorevoli che forse ne rimpingueranno le casse ma che sicuramente ne rilanciano l’immagine.
L’ultimo è dei giorni scorsi quando il Tribunale civile dell’Aquila ha condannato gli ex vertici della abruzzese Banca Tercas a risarcire la Banca Popolare di Bari per un totale di 368 milioni di euro, in attesa che sui fatti si pronunci anche la giustizia penale. Gli accertamenti hanno accertato che gli ex vertici di Tercas, con una serie di prestiti e affidamenti irregolari ad aziende amiche e a familiari, spolparono la banca acquistata nel 2014, su consiglio della Banca d’Italia, dalla Banca Popolare di Bari, che fu l’ultima a pagare cash – 250 milioni di euro – il salvataggio di un istituto di credito che stava fallendo, prima che Ubi e Intesa rilevassero – a un prezzo puramente simbolico di un euro – rispettivamente le tre Good Banks dell’Italia Centrale e le due banche venete.
Non solo, ma oltre a pagare 250 milioni che hanno costretto la banca rilevante a pesanti svalutazioni nel bilancio 2015, la Banca Popolare di Bari ha correttamente risarcito per 120 milioni di euro gli obbligazionisti di Tercas che chiedevano, come loro diritto, il rimborso dei bond che i vecchi vertici della banca abruzzese non sarebbero mai stati in grado di onorare.
Di tutto ciò, oltre alle sentenze del Tribunale civile dell’Aquila, alla Banca Popolare di Bari dà pubblicamente atto il Ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan che, rispondendo nei giorni scorsi a una interrogazione parlamentare della Sinistra italiana, sulla governance e sulla situazione patrimoniale della prima banca meridionale, ha ricordato come la Banca d’Italia, sulla base dei conti al 30 giugno 2017, abbia rilevato che Pop Bari ha addirittura “indici di patrimonializzazione superiori ai vigenti limiti regolamentari”. Infatti, a fronte di un requisito minimo del 4,5%, il coefficiente patrimoniale CET 1 ratio della Banca Popolare di Bari – al 31-12-2016 – è risultato essere pari al 9,92%, mentre il Total Capital ratio è stato del 13,03% contro un requisito minimo dell’8%.
In senso favorevole al gruppo della Banca Popolare di Bari, che ora si sta trasformando in spa, si è pronunciata anche la Consob, che ha approvato due aumenti di capitale nel 2014 e 2015 e che ha ricordato come l’istituto, dopo le perdite del 2015 legate alle rettifiche straordinarie di bilancio per l’acquisizione di Tercas, sia già nel 2016 tornato in utile per 5,2 milioni di euro.
Infine sulla governance della Banca Popolare di Bari, il Mef ha riferito al Parlamento che la Banca d’Italia ha ricevuto risposte positive dell’Internal Audit e dal Collegio sindacale della banca sui miglioramenti precedentemente chiesti dalla Vigilanza di Via Nazionale e successivamente mess iin atto.
Allegati: Risposta interrogazione parlamentare