L’attesissima assemblea della Banca Popolare di Bari, il più grande istituto di credito del Mezzogiorno, ha approvato a larga maggioranza il bilancio 2018 propopsto dal cda uscente e adottato le conseguenti decisioni per coprire le perdite di 420 milioni.
Solo una trentina dei 2 mila soci presenti all’assemblea ha votato contro il bilancio e contro il rinnovo del cda nel quale restano confermati l’ad Vincenzo De Bustis e, almeno per ora, il presidente Marco Jacobini che ha però precisato: “Non sono attaccato alla poltrona ma questo non il momento di lasciare, anche se potrei farlo in un prossimo cda fra una decina di giorni”. Nel cda resta anche l’economista barese Gianfranco Viesti.
Con 291 filiali, una presenza diffusa sul territorio in ben 13 regioni, 3.300 dipendenti e oltre 70 mila soci, la Popolare di Bari è tra le prime 10 Popolari d’Italia e la maggior banca del Sud ma ha pagato a caro prezzo l’acquisizione della Tercas – la Cassa di risparmio di Teramo -, un’operazione consigliata dalla stessa Banca d’Italia ma intralciata dall’Antitrust Ue che ha impedito l’intervento del Fondo interbancario mettendo in difficoltà la banca barese. Ora la Popolare di Bari spera di rivalersi contro le improvvide decisioni della Commissione Europea e in particolare della responsabile dell’Antitrust Vestager e ha per questo avviato un robusto contenzioso contro Bruxelles, sostenuta dalla Corte di Giustizia europea.
Ma i guai sono fatti e la Popolare di Bari deve provvedere subito a coprire i 420 milioni di perdite dell’ultimo esercizio che hanno ridotto il patrimonio sotto il livello di guardia. Ecco perchè l’assemblea – su proposta dei vertici – ha approvato due misure decisive: 1) la cartolarizzazione sintetica tranched covered su portafogli di crediti in bonis per 400 milioni); 2) la vendita per 55,5 milioni del pacchetto di controllo della Cassa di Risparmio di Orvieto.
Con questi due interventi, se la Vigilanza della Banca d’Italia darà il suo definitivo via libera, la Popolare di Bari conta di voltare finalmente pagina ed è a quel punto che – anche in virtù delle agevolazioni a tal fine previste dal Decreto Crescita – potrà scattare la fase 2 del rilancio della banca attraverso un processo di aggregazione con altre banche popolari del Mezzogiorno. Ma ovviamente servirà un passo per volta.