Vendere all’asta tutto quello che si può vendere per ridurre il fabbisogno di capitale e facilitare la ricapitalizzazione privata e il salvataggio: è questo il mandato che Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza hanno affidato alla banca d’affari Rothschild, che si è già messa al lavoro.
Tra gli asset in vendita c’è anzitutto la quota congiunta detenuta dalle due banche venete in Arca sgr, perla del risparmio gestito, ma anche la partecipazione in Bim (la Banca intermobiliare quotata in Borsa e detenuta dalla banca di Montebelluna), quelle nelle banche meridionali (Banca Apulia e Banca Nuova) e gli sportelli esteri.
Veneto Banca, dopo aver incorporato la banca che aveva aperto in Romania, ha ancora in carico sportelli in Moldavia, in Croazia e in Albania che Rothschild ha avuto il mandato di vendere al più presto insieme alle altre partecipazioni.
Lo scopo dell’iniziativa della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca è chiaro ed è quello di fare tutto il possibile per ridurre l’aumento di capitale a carico dei privati in maniera che possa decollare l’ingresso del Tesoro per una ricapitalizzazione tanto urgente quanto decisiva per salvare i due istituti del Nord Est.
Essenziale sarà però la risposta definitiva e possibilmente rapida al pressing del Tesoro sulle principali banche italiane perchè partecipino alla colletta necessaria a raggranellare i capitali per chiudere l’operazione. Dopo le prime disponibilità manifestate da Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banca Mediolanum, Unipol e Poste italiane, il tempo stringe: o l’avvio della ricapitalizzazione si risolve entro il mese di giugno o sono dolori.