“Siamo stati informati delle tematiche relative al prezzo in maniera diversa per le due banche venete. Su Veneto Banca il tema del prezzo viene toccato unicamente nel punto da me citato nella precedente audizione, una lettera del 2013. Nel 2015 – quando la nostra ispezione era già partita – ci sono stati forniti degli stralci della relazione ispettiva di Banca d’Italia. Su Popolare di Vicenza, invece, non abbiamo ricevuto dalla Banca d’Italia alcuna informazione sui prezzi”. Lo ha detto Angelo Apponi, direttore generale della Consob, nel corso della sua seconda audizione di fronte alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario.
“Dalla comunicazione del 2013 è emerso che il prezzo delle azioni di Veneto Banca era alto, un segnale forte che andava segnalato al mercato e noi questa informazione l’abbiamo fatta diffondere attraverso il prospetto informativo – ha continuato Apponi – Altro è quello che leggiamo nel verbale da noi ricevuto nel 2015, da cui è emerso che il prezzo delle azioni di Veneto Banca è stato determinato sulla base di una metodologia irrazionale o comunque con dei vizi. L’informazione è significativamente diversa. Noi abbiamo sanzionato la società per questi problemi nei profili di valutazione. Se avessimo avuto questa informazione nel 2013, verosimilmente ci saremmo mossi anche con altre iniziative”.
Insomma, secondo Apponi la Consob ricevette dalla Banca d’Italia nel 2013 informazioni incomplete per valutare il prezzo dell’aumento di capitale lanciato quell’anno da Veneto Banca.
Quanto alle obbligazioni subordinate proprietarie vendute direttamente alla clientela dalle due banche venete, problema alla base del risparmio tradito, secondo Apponi si trattava di prospetti non approvati dalla Consob ma da un altro soggetto europeo, una procedura permessa dalla normativa comunitaria. “Ma tanto eravamo allarmati da certi fenomeni – ha sottolineato il direttore generale della Commissione – che chiedemmo che i poteri di pronto intervento fossero attribuiti alla Consob. La risposta che ricevemmo dal legislatore fu che avremmo dovuto aspettare il 3 gennaio 2018”.
È stato convocato quest’oggi in audizione congiunta insieme ad Apponi anche Carmelo Barbagallo, capo del dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria di Banca d’Italia. Entrambi erano già stati ascoltati ieri in sessioni separate. Oggi le due audizioni sono state trasformate in testimonianze, ai sensi di quanto disposto dal codice di procedura penale.
Obiettivo del faccia a faccia è chiarire le contraddizioni emerse nel corso delle prime audizioni di Barbagallo e Apponi sui controlli in Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Secondo Consob, Bankitalia non ha trasmesso per tempo i dati sul prezzo gonfiato delle azioni emersi durante le ispezioni del 2001, 2008 e 2009 (irregolarità poi dimostrate dall’ispezione Consob 2015). Via Nazionale sostiene invece di aver sempre trasmesso tutto.
“Se ha ragione Bankitalia, Consob ha dormito troppo a lungo e diventa indifendibile, mentre se vale l’altra versione, la mancata comunicazione di Via Nazionale è di una gravità enorme”, sostiene il segretario e deputato di Scelta Civica, Enrico Zanetti, tra i membri della commissione ad aver chiesto l’audizione-bis.
Sentiremo a breve come replicherà Bankitalia.