Pesanti, pesantissime le responsabilità di Autostrade. Questo il sunto della relazione ispettiva del Ministero dei Trasporti sul crollo del Ponte Morandi di Genova.
Durissime le parole contenute nel dossier del Mit. Autostrade non avrebbe adottato le giuste misure per prevenire quanto accaduto, anzi le azioni intraprese “erano inappropriate e insufficienti considerata la gravità del problema”. Autostrade per l’Italia, sostiene ancora la Commissione, “era in grado di cogliere qualitativamente l’evoluzione temporale dei problemi di ammaloramento, ma con enormi incertezze. Tale evoluzione, ormai già da anni, restituiva un quadro preoccupante, e incognito quantitativamente, per quanto concerne la sicurezza strutturale rispetto al crollo”. E ancora: il concessionario sarebbe già stato a conoscenza dei rischi e avrebbe sottovalutato l”inequivocabile segnale di allarme”, “minimizzato o celato” la gravità della situazione ai tecnici del ministero e “non ha adottato alcuna misura precauzionale a tutela dell’utenza”.
Secondo gli ispettori nominati dal ministro Toninelli, la valutazione di sicurezza del viadotto Polcevera richiesta ad Autostrade “non esiste, non essendo stata eseguita”. Da questa valutazione “se effettuata correttamente, sarebbe scaturita la (miglior possibile) stima della sicurezza strutturale rispetto al rischio crollo”. Inoltre le procedure di controllo della sicurezza strutturale documentata da Aspi, basata sulle ispezioni, “è stata in passato, ed è tuttora inadatta al fine di prevenire crolli e del tutto insufficiente per la stima della sicurezza nei confronti del collasso”.
Novità anche sulle presunte cause del crollo. In base ai rilievi condotti dalla commissione, a causare il cedimento non sarebbero stati gli stralli, come precedentemente ipotizzato, ma la rottura di elementi strutturali: “Si ritiene più verosimile che la causa prima” del crollo del ponte Morandi “non debba ricercarsi tanto nella rottura di uno o più stralli, quanto in quella di uno dei restanti elementi strutturali (travi di bordo degli impalcati tampone o impalcati a cassone) la cui sopravvivenza era condizionata dall’avanzato stato di corrosione presente negli elementi strutturali”.
Parallelamente è terminata al Palazzo di giustizia di Genova la prima udienza dell’incidente probatorio relativo alle indagini sul crollo del ponte Morandi.
Nell’aula bunker erano presenti molti familiari delle vittime, gli avvocati e alcuni dei 20 indagati. Il giudice per le indagini preliminari Angela Nutini ha conferito l’incarico ai periti già nominati cui spetterà il compito di analizzare e descrivere le diverse parti del ponte ancora in piedi, i resti del viadotto non rimossi e catalogare il materiale potenzialmente utile ai fini dell’indagine. La prossima udienza è stata fissata per il 17 dicembre quando i periti – che hanno chiesto 60 giorni di tempo per depositare la perizia – porteranno in aula le loro conclusioni.
“Salvo sorprese o eventuali proroghe, al momento difficili da ipotizzare, le demolizione del ponte inizierà non prima di dicembre” spiega l’avvocato Andrea Martini, che difende alcuni familiari delle vittime.