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Ponte di Messina, addio: in fumo oltre 300 milioni di euro

Il ponte di Messina crolla prima ancora di essere costruito. Dopo 42 anni e oltre 300 milioni di euro spesi (o meglio, buttati) tra ricerca e sviluppo, stato di fattibilità, progettazione e bando di 4 gare internazionali, oggi a mezzanotte il colossale progetto per unire Calabria e Sicilia dovrebbe svanire nel nulla. 

Il Cda della società Stretto di Messina (controllata all’81% dall’Anas, il cui unico azionista è il Tesoro) si è riunito ieri ed è stato riconvocato per oggi. Salvo colpi di scena, l’azienda (43 dipendenti e un ufficio a Termini che costa 600 mila euro l’anno) dovrebbe imboccare la strada della liquidazione. Oggi, infatti, scade il termine per l’atto aggiuntivo tra la concessionaria Stretto di Messina e il contraente generale Eurolink (associazione d’imprese guidata da Impregilo con il 45%).

“Non ci sono stati segnali concreti – ha detto ieri il ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture, Corrado Passera -. In novembre abbiamo fatto un decreto legge che fissava le condizioni alle quali si poteva tenere aperto il progetto e ci si è dati 4 mesi (cioè fino al primo marzo) per riformulare l’accordo con il Contraente generale: ma non essendoci alcuna novità, una volta che il termine non è stato rispettato, accadrà quanto prevede la legge: il contratto siglato nel 2006 tra Stretto di Messina e Eurolink decadrà”. 

L’operazione dovrebbe costare allo Stato 45 milioni di euro, non i 312 di penale massima previsti dal contratto, oltre naturalmente ai soldi per liquidare la società Stretto di Messina.

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