Nella zona di Pomezia, alle porte di Roma, sulla via Pontina vecchia al chilometro 33, è divampato un rogo all’interno di Eco X, un deposito di plastiche, carta e altri materiali riciclati: a causa della combustione nel cielo si sta innalzando una grande nube di fumo nero, visibile a diversi chilometri di distanza.
Sul posto sono al lavoro dalle 8,30 i vigili del Fuoco di Roma e Pomezia, con almeno dieci squadre con l’ausilio di carri schiuma e di un mezzo simile a quello usato negli aeroporti con liquido schiumogeno, oltre a elicotteri ed escavatrici. I vigili comunicano che “al momento la densa colonna di fumo è sotto controllo: non ci sono persone ferite o intossicate e per ora fumo e fiamme non hanno coinvolto centri abitati”.
(5mag-13:00) #Pomezia(RM), in corso dalle 8:30 incendio ditta stoccaggio rifiuti. Invito alla popolazione a non aprire finestre abitazioni pic.twitter.com/3wvvphYE1Z
— Vigili del Fuoco (@emergenzavvf) 5 maggio 2017
Non c’è ancora certezza su che tipo di materiale stia bruciando nell’incendio esploso all’interno del capannone ma si teme si tratti di plastiche da riciclo. Un materiale molto impattante, ancora più impattante se allo stato grezzo, quindi non trattato, e che se bruciato produce diossina. Se così fosse, questo “potrebbe essere un vero disastro, il peggiore degli ultimi anni”, dice all’Adnkronos il presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi che sta seguendo la vicenda.
Al lavoro Arpa Lazio proprio per capire la natura, la qualità e la quantità del materiale che sta bruciando in questa area che conta decine di aziende del ciclo dei rifiuti. E sulla EcoX, a quanto apprende l’Adnkronos, “circolano voci di intenzioni di vendita e con queste il dubbio che l’incendio possa essere di natura dolosa”, riferisce ancora Scacchi.
“Siamo molto preoccupati. E’ una situazione davvero brutta – ammette Scacchi – tra i rischi di una combustione di materiali plastici c’è l’emissione di diossina nell’aria con conseguenti danni alle vie respiratorie, ma non solo”. Ad essere a rischio potrebbero essere anche colture e allevamenti perché “questi materiali bruciati non si disperdono con il vento ma si depositano al suolo”.