Torino, Bari, Palermo, Brescia, Parma, Verona, sono tra le città europee con scadente qualità dell’aria. Città capoluogo di Provincia “obbligate“ a fare qualcosa. La colpa del loro inquinamento sta nelle polveri sottili PM 2,5 che in tutta Europa non accennano a diminuire. Le italiane sono nel nuovo Atlante della qualità dell’aria per l’Europa pubblicato dal JRC, il Centro di ricerca comune della Commissione europea. Sono state tutte classificate come inquinate da vari agenti e tocca ora aspettare per vedere se prenderanno provvedimenti per affrontare l’inverno. Nel caso di Palermo e Bari si trovano nella pubblicazione anche per le emissioni delle navi nei rispettivi porti.
Il Centro europeo ha catalogato 150 città e, oltre all’allarme per la salute pubblica, ha fornito anche indicazioni da adottare. “L’impatto delle misure sulle concentrazioni di PM varia da città a città, anche per città dello stesso Paese. Per molte, le azioni locali su scala urbana sono un mezzo efficace per migliorare la qualità dell’aria PM 2,5“, si legge nel documento che arriva pochi giorni dopo Cop26. Resta aperta, intanto, la discussione sugli effetti dello smog sulla propagazione del Covid in certe zone.
La realtà per quel che riguarda l’Europa – Italia inclusa – è che le fonti di smog sono diverse e quasi sempre eludono le direttive dell’OMS. La stessa Unione europea ha stimato nel 2019 la cifra record di 307mila morti premature nel vecchio continente a causa dell’inquinamento dell’aria. Non solo. La catastrofe ha provocato danni ingenti nel tessuto socio-economico, Ad inizio anno, l’Alleanza Europea per la salute pubblica (EPHA) ha analizzato la situazione di 432 città stimando in 166 miliardi di euro le perdite globali per la mancata adozione di misure adeguate.
Provvedimenti restrittivi o azioni di prevenzione? Le decisioni da prendere ruotano generalmente intorno a queste due opzioni. Di fatto l’Atlante ora suona come ulteriore avvertimento ai poteri pubblici per intervenire. Governi, Regioni e Comuni hanno a disposizione un quadro che non lascia fuori nessun settore dell’economia. Industria, trasporti, agricoltura, riscaldamento, ogni settore contribuisce ad intossicare l’aria e la salute.
Nel PM 2,5 si trova di tutto: polvere, fumo, fuliggine, polline. I trasporti danneggiano Brescia, Parma, Verona assieme a città tedesche come Hannover o Bonn, mentre il riscaldamento residenziale impatta su Torino, Sofia, Zagabria, Budapest. Palermo e Bari sono in classifica con La Valletta e Palma di Majorca, tra gli altri, come città costiere esposte ai getti delle navi. Un contributo a questa calamità può venire dalla forestazione urbana ed extraurbana.
Investire nella piantumazione di alberi è quello che i Comuni italiani dovrebbero fare per compensare anche la riduzione progressiva di verde pubblico. Nella Giornata nazionale degli alberi, Coldiretti ha fatto appello alla proroga del bonus verde del governo Draghi. Se nei prossimi tre anni si riusciranno a piantare 300mila nuovi alberi, creando 8 milioni di metri quadrati aggiuntivi di parchi e giardini, la situazione delle polveri sottili migliorerà. Ma bisogna ricordare che la stragrande maggioranza delle città capoluogo non ha predisposto i piani di verde pubblico. Dice bene l’Atlante quando scrive che “conoscere i contributi alle emissioni e la loro origine può aiutare le città a sviluppare misure mirate alle loro attività più inquinanti”. Capire anche se gli interventi a livello locale, nazionale o europeo saranno più efficaci. Fatti, sia chiaro, con soldi pubblici.