Durante la crisi del credito 2008/2009 la valuta polacca, lo zloty, è stata pesantemente deprezzata contro l’euro. Tuttavia, da allora il tasso di cambio è stato relativamente stabile, oscillando tra 0,26 e 0,22. E, attualmente, non vi è alcun motivo di aspettarsi un maggiore fluttuazione della valuta. Nel complesso, la Polonia gode di solidi rating investment grade e il governo può prendere in prestito capitali a buoni tassi d’interesse sui mercati finanziari. Ma, nonostante i tassi sui titoli di Stato a 10 anni siano diminuiti dal 2011, seguendo il modello di “porto sicuro”, il tasso rimane ben al di sotto del livello pre-crisi. L’economia polacca è cresciuta ad un tasso medio di oltre il 4% nei dieci anni antecedenti alla Crisi del credito 2008/2009, durante la quale ha continuato a crescere nonostante la congiuntura sfavorevole e la recessione dei Paesi dell’Eurozona, seppur a tassi più modesti (+1,6%). Tuttavia, dopo un rimbalzo nel 2010 e 2011, l’economia ha rallentato al 1,9% nel 2012 e al solo 1,3% nel 2013, dovuto principalmente alla domanda interna particolarmente lenta e al basso livello degli investimenti.
All’inizio di quest’anno Atradius ha registrato i segnali di un’altra ripresa. L’economia è cresciuta dell’,9% nel terzo trimestre del 2013 dopo appena una media dello 0,8% nei tre mesi precedenti, grazie all’aumento delle esportazioni nette. Nel 2014 si prevede un’ ulteriore accelerazione della crescita (+2,9%), trainata da un aumento di domanda interna e investimenti. Queste migliori condizioni hanno portato a una maggiore fiducia dei consumatori ed è auspicabile un aumento dei consumi delle famiglie (+2,5%). L’economia polacca continuerà inoltre a beneficiare del miglioramento delle condizioni economiche nell’Eurozona. Dati gli ordini in aumento, le esportazioni giocheranno un ruolo importante per la crescita economica della Polonia nel 2014.
L’inflazione si è attestata al di sopra della media dell’Eurozona dall’inizio della Crisi finanziaria nel 2008 fino alla fine del 2012, intraprendendo un percorso discendente a partire dalla metà del 2012, raggiungendo una punta dell’1,0% nel corso dello scorso anno. Dal canto suo, la disoccupazione è aumentato al 10,6 % nel corso del 2013 data la crescita economica moderata, ancora al di sotto dei livelli dell’Eurozona. Dalla metà dello scorso anno il numero dei disoccupati ha ripreso a diminuire, anche se lentamente, e questo processo è destinato a continuare nel 2014, portando con sè salari più elevati e spingendo la ripresa dei consumi. In questa situazione, visto il rallentamento della crescita economica negli anni 2012-2013 e il minore livello generale dei prezzi rimasto al di sotto del tasso obiettivo della Banca Centrale (2,5%), per sostenere la ripresa del PIL sono previsti tagli di minor entità dei tassi di interesse, aumentando così la fiducia dei consumatori e il rilanciare degli investimenti privati.
La posizione fiscale del governo è sotto pressione, con il disavanzo di bilancio aumentato al 4,7% del PIL nel 2013 a causa di minori ricavi. Un lieve miglioramento (al 3,7% del PIL) è previsto per quest’anno, dati suoi sforzi di consolidamento intrapresi dal governo, il quale ha esteso al 2015 l’accordo con il Fondo Monetario Internazionale per una linea di credito flessibile (FCL) del valore di 33,8 miliardi di dollari. Tuttavia, l’obiettivo ora è quello di finanziare le operazioni senza dover ricorrere alla linea di credito. A ben guardare, nel corso dello scorso anno il debito pubblico é salito a quasi il 55% del PIL dal 44% registrato nel 2007. È probabile una stabilizzazione nei prossimi anni come conseguenza di una maggiore crescita economica e di budget. Da parte sua, il disavanzo delle partite correnti dovrebbe attestarsi intorno al 2% del PIL nel 2013, aumentando leggermente nel 2014 a causa della forte domanda interna, con le importazioni a crescere più rapidamente dell’export. In questo modo il saldo del conto corrente probabilmente resterà in disavanzo nei prossimi anni, con gli attori pubblici e privati ??vulnerabili alla volatilità dei tassi di cambio e al sentimento degli investitori esterni che devono rifinanziare i prestiti in corso.