Il Ramo Vita continua a perdere appeal per via della concorrenza di altri prodotti sul mercato, come già più volte sottolineato anche dall’Ivass e dall’Ania. E il trend, almeno per il momento, non mostra segnali di inversione. Che fare allora? Le compagnie di assicurazione stanno pensando ad altre strategie da una parte per attirare clienti, dall’altra per proteggersi.
La raccolta premi vita, al netto di pagamenti per riscatti, scadenze, rendite e sinistri è stata costantemente in calo negli ultimi anni, passando dai 43,7 miliardi di euro del 2014 ai 15,4 miliardi del 2022. Le compagnie di assicurazione ora guardano avanti e scutano il futuro.
Il trend continuerà a scendere e allora si pensa a nuovi prodotti
Excellence Consulting ha effettuato una simulazione su uno scenario “inerziale” dei successivi tre anni, dal 2023 al 2026, sulla base di dati Ivass, ed ecco il brivido: nel 2026 la raccolta netta potrebbe diventare stabilmente negativa (nel I trimestre del 2023 è già accaduto) se non interverranno cambiamenti. Ciò significa che lo stock delle polizze vita potrebbe cominciare a scendere, e questo non si è mai visto finora, come riporta La Repubblica.
E allora si cambia! Le compagnie si stanno già muovendo per creare nuovi e più allettanti prodotti vita per i risparmiatori. D’altro canto potrebbe presto cambiare anche lo scenario dei tassi e dei mercati, che hanno influenzato entrambi negativamente la vendita di polizze vita.
Ad esempio, si stanno creando nuove gestioni separate di Ramo I con tassi più elevati, alcune con rendimenti garantiti al 2,7% per alcuni anni. Più in generale, le compagnie stanno cercando di convincere i clienti a rimanere sulle vecchie polizze, visto che col tempo incorporeranno i nuovi Btp con tassi più appetibili. Inoltre, per evitare sorprese, è stata eliminata la possibilità di uscire quando si vuole dalla polizza, senza incorrere in penalizzazioni.
Il 2022 e anche questa prima metà del 2023 hanno messo a dura prova le compagnie nella vendita dei prodotti di risparmio e qualcuna si è anche scottata, come Eurovita che, come si è visto, è stata salvata per il rotto della cuffia da una rete di salvataggio lanciata da banche e assicurazioni, che volevano scongiurare un rischio sistemico.
La raccolta totale dei premi vita (includendo anche malattia ramo IV e fondi pensione aperti) è passata dai 105,9 miliardi di euro del 2021 ai 94,2 del 2022, secondo i dati Ivass. E nei primi cinque mesi del 2023 si è assistito a un ulteriore calo: l’Ania, l’associazione delle imprese del settore, ha segnalato un meno 7,7% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Alla base della crisi del Ramo vita ci sono i tassi alti
Certamente alla base della crisi del ramo Vita c’è l’impennata dei tassi partita nel luglio dello scorso anno, che ha reso palesemente obsolete le polizze “rivalutabili” (Ramo I), che per altro sono la stragrande maggioranza. Queste offrivano un rendimento garantito pari a zero o a volte poco di più, in conseguenza del fatto che avevano come sottostante perlopiù titoli di Stato o corporate bond di primarie società che avevano tassi bassissimi. Ma con il rapido rialzo dei tassi, i Btp ora possono offrire anche il 4%. Così molti clienti hanno pensato di fare abbandonare le vecchie polizze e di buttarsi sui semplici Btp. Passaggio facile fino a poco fa perchè non esistevano penalizzazioni per l’uscita anticipata.
È pur vero che via via che incorporano i nuovi Btp ad alto rendimento, anche le vecchie polizze di Ramo I tendono ad aumentare i rendimenti effettivi (quelli garantiti restano fermi), ma ci vuole molto tempo e uscire è una tentazione irresistibile.
Il Ramo III colpito invece dalla crisi dei mercati finanziari
L’aumento dei tassi si è accompagnato anche a una crisi dei mercati finanziari. Ciò ha colpito, con una minore raccolta (senza contare i riscatti), anche le altre polizze vita, quelle di Ramo III che hanno come sottostanti i fondi d’investimento. Negli ultimi anni le polizze vita del Ramo III avevano avuto un boom culminato nel 2021 con 39,8 miliardi di raccolta contro i 63,5 del Ramo I. Ma nel 2022 la nuova raccolta è scesa a 28,9 miliardi, contro la leggera discesa del Ramo I a 61,9 miliardi.
La crisi delle polizze vita non ha riguardato soltanto le compagnie ma ha investito anche le banche e le reti di consulenti finanziari che si sono ritrovati a gestire molte richieste di riscatto. Banche e reti (quasi tutte collegate a banche) rappresentano i tre quarti delle vendite e hanno dovuto assistere a un forte deflusso. In più, i nuovi contratti sono drasticamente scesi.
Minori fughe di risparmiatori, mostrano gli esperti, si sono però avute quando le banche e i promotori facevano parte di un “sistema integrato” dove è presente anche la compagnia d’assicurazione. Ad esempio in Intesa Sanpaolo, in Banca Mediolanum o in Poste, dove il deflusso dalle polizze vita è stato meno marcato. A resistere meglio alle richieste di riscatto sono stati in un primo tempo gli agenti assicurativi. “Ma nel 2023 – nota Maurizio Primanni, ceo di Excellence Consulting – anche gli agenti hanno dovuto sopportare un calo nella raccolta: nei primi cinque mesi meno 15,3% rispetto al 2022 secondo l’Ania”.