A seguito delle sollecitazioni provenienti dalle associazioni del commercio e delle piccole e medie imprese, il Governo ha deciso di approvare una proroga per la sottoscrizione delle polizze contro le calamità naturali, obbligatorie secondo la Legge di Bilancio 2024. La nuova scadenza, originariamente fissata al 31 marzo 2024, è stata spostata al 1° ottobre 2025 per le medie imprese e al 1° gennaio 2026 per le piccole e micro imprese. Per le grandi imprese, il termine rimane oggi, ma senza sanzioni per tre mesi.
Nel frattempo, oggi è stato convocato un incontro presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy, al quale parteciperanno le principali associazioni e enti di settore, tra cui Ania, Unipol, Ivass, Sace, Confindustria, Confesercenti, Confartigianato, Confcommercio, Casartigiani, Cna, Confapi, Federdistribuzione, Ancd e Ancc-Coop. Durante questo incontro, si discuteranno le criticità legate all’introduzione della proroga, che pur rappresentando un passo avanti, non ha ancora risolto tutte le problematiche sollevate dalle imprese in merito alla nuova normativa.
Cos’è la polizza catastrofale? E cosa copre?
La polizza catastrofale è un’assicurazione obbligatoria destinata a tutelare le imprese dai danni causati da calamità naturali, un rischio concreto in un paese come l’Italia, spesso esposto a eventi geologici e climatici. Sebbene questi eventi siano in aumento, solo una piccola parte delle imprese italiane è attualmente coperta. La legge mira a garantire la continuità operativa delle imprese, in particolare nel settore produttivo.
Ma cosa copre? La polizza deve coprire i beni aziendali iscritti nel bilancio, come terreni, fabbricati, impianti e attrezzature industriali. Non rientrano tra gli oggetti assicurabili strumenti come computer, mezzi di trasporto e scaffali.
Polizze catastrofali: le esenzioni e le imprese interessate
L’obbligo di stipula della polizza catastrofale riguarda tutte le imprese con sede legale in Italia e quelle con una stabile organizzazione nel paese. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni, tra cui:
- Le imprese agricole, che sono coperte dal Fondo mutualistico nazionale per la gestione dei rischi catastrofali legati alle produzioni agricole.
- Le imprese i cui beni immobili sono soggetti ad abusi edilizi, in quanto non rispondenti alle normative urbanistiche.
- I liberi professionisti (come avvocati, commercialisti, architetti), che non sono soggetti a questo obbligo.
Proroga polizza catastrofale: le nuove scadenze per le imprese
In seguito alle richieste delle associazioni di categoria e alle difficoltà riscontrate dalle imprese nell’adeguarsi ai termini originali, il Cdm ha deciso venerdì 28 marzo di prorogare la scadenza dell’obbligo assicurativo. Le nuove scadenze sono le seguenti:
- Per le medie imprese, la scadenza è spostata al 1 ottobre 2025.
- Le piccole e microimprese avranno tempo fino al 1 gennaio 2026 per stipulare la polizza catastrofale.
- Le grandi imprese dovranno rispettare la scadenza del 31 marzo 2025, ma senza sanzioni per i successivi 90 giorni.
Questa proroga offre alle imprese più tempo per informarsi e adeguarsi alle nuove normative, mentre le compagnie assicurative avranno modo di aggiornare le loro offerte in linea con le disposizioni legislative.
Le sanzioni
Non rispettare l’obbligo di stipula della polizza catastrofale può comportare gravi conseguenze per le imprese. Le aziende inadempienti non potranno accedere a contributi, sovvenzioni o altri aiuti finanziari pubblici, inclusi quelli per eventi catastrofali. L’obiettivo di questa misura è alleggerire il carico sugli aiuti statali, distribuendo i rischi tra le imprese, lo Stato e le assicurazioni.
Polizze catastrofali: preoccupazioni per i costi
Oltre alla polizza obbligatoria, le imprese italiane sono già chiamate a versare circa 21 miliardi di euro all’anno in imposte ambientali. Nonostante una parte di questi fondi possa essere destinata a prevenzione, come la manutenzione degli alvei fluviali e degli argini, la Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre) teme che le aziende si trovino a pagare due volte per la protezione ambientale: una attraverso le tasse e una via la polizza assicurativa.
Nel 2022, i settori più colpiti dalle imposte ambientali sono stati quelli delle imprese energivore (5,3 miliardi di euro), seguite dalle imprese manifatturiere (5 miliardi) e dal settore dei trasporti (3 miliardi), per un totale del 63,7% del gettito. L’Italia si trova tra i paesi più tassati d’Europa, con un carico fiscale che nel 2023 ha raggiunto i 54,2 miliardi di euro, seconda solo alla Germania.