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Politica e televisione, 70 anni di spot elettorali in Usa e Italia

Presentata ieri al Senato della Repubblica, alla presenza della presidente Casellati, la raccolta degli spot elettorali delle elezioni presidenziali americane dal 1952 a oggi, una iniziativa rientrante nel progetto Videocittà, promosso da Francesco Rutelli

Politica e televisione, 70 anni di spot elettorali in Usa e Italia

Tante cose sono cambiate dagli anni Cinquanta: la Corea del Nord e la Corea del Sud si dichiaravano guerra mentre ora negoziano la demilitarizzazione del confine, le donne non sono relegate al focolare domestico, i mezzi di comunicazione di massa, evolvendosi continuamente, sono riusciti a conquistare un posto sempre maggiore nella vita delle persone e perfino nelle campagne elettorali: Twitter, Facebook, video promozionali, creatività. Sono tutte parole d’ordine.

“Da Eisenhower a Trump: basterebbe questo per rendere questa raccolta imperdibile, per stimolare curiosità, per spingerci ad una riflessione sul ruolo della comunicazione e del marketing rispetto alla politica e alle scelte degli elettori. Nel tempo sono cambiati i mezzi di informazione e di comunicazione, dagli spot televisivi fino ad arrivare ai social, quello che non è cambiato è la necessità della narrazione. L’esigenza di fissare in pochi minuti un posizionamento in grado di creare immedesimazione, fidelizzazione, coinvolgimento”, queste le dichiarazioni del Presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, in apertura della rassegna “The Living Room Candidate”, una raccolta di tutti gli spot elettorali delle elezioni presidenziali americane dal 1952 a oggi, una iniziativa rientrante nel progetto Videocittà, promosso da Francesco Rutelli.

All’interno della Sala Koch del Senato della Repubblica è stata presentata ieri mattina l’anteprima di “The living room candidate”, cui hanno partecipato Maurizio Caprara, editorialista del Corriere della Sera, David Schwartz curatore del Museum of Moving Image di New York City che ha messo a disposizione per Videocittà la raccolta delle immagini degli spot e che ha precisato quanto le campagne elettorali americane siano costose e quanto è grande l’impatto dei social network su di esse, Mauro Canali storico e Tomaso Radaelli, presidente di MondoMostre, che ricorda quanto ormai uno spot elettorale possa essere considerato un film con regia, costumi, è una vera e propria produzione con dei budget straordinari.

Dopo l’anteprima in Senato, gli spot elettorali saranno proiettati nell’ambito del programma dei 114 eventi complessivi di Videocittà presso la sede dell’Ex Dogana dalle ore 21.00 alle 23.00 in tre diversi appuntamenti articolati in proiezioni e dibattiti.

Si parte il 24 ottobre con la prima serata dedicata agli spot elettorali americani provenienti dal Museum Of Moving Image di New York riguardanti il periodo che va da 1952 al 1964, da Eisenhower – che per primo ricorse agli spot elettorali – agli anni di Lindon Johnson. La ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale, il vento del cambiamento, John Fitzgerald Kennedy, lo spettro del comunismo e la guerra in Vietnam. Dopo le proiezioni, sarà affrontato un dibattito con Antonio Di Bella, direttore di Rainews 24, lo storico Mauro Canali, Edoardo Novelli, professore associato di comunicazione politica Uniroma3, e Clara Tosi Pamphili, responsabile del Progetto Moda di Videocittà.

La seconda serata, il 25 ottobre avrà per oggetto il periodo che va dal 1968 al 1984, da Nixon alla seconda vittoria di Reagan. Il mondo cambiava, gli studenti erano in marcia, le proteste contro il vecchio sistema e la Guerra del Vietnam facevano levare voci sempre più potenti, la voglia di libertà e di pace urlata sul campo della Guerra Fredda. Dopo le proiezioni sarà affrontato un dibattito con: Mario Calabresi, direttore La Repubblica, Clara Tosi Pamphili, responsabile del Progetto Moda di Videocittà.

L’appuntamento del 26 ottobre descriverà le campagne elettorali dal 1988 al 2016, da Bush padre a Donald Trump. La Guerra Fredda sta per finire, lasciando spazio al più lungo periodo di pace e crescita durante la presidenza Clinton, ma il mondo è in continuo cambiamento, l’avvento del terrorismo, la tragedia dell’11 Settembre. George W. Bush junior, la guerra, la caduta e la nuova speranza con la vittoria di Barack Obama. Con la crisi economica del 2008 il mondo occidentale è in bilico, la povertà cresce pericolosamente e il terrorismo è sempre una minaccia. La campagna di Donald Trump e la sua vittoria. A seguire, dopo le proiezioni sarà affrontato un dibattito con Fernando Masullo, giornalista Maurizio Caprara, editorialista del Corriere della Sera, Clara Tosi Pamphili, responsabile del Progetto Moda di Videocittà.

Il focus sugli Stati Uniti non impedisce un parallelo con la campagna elettorale delle elezioni italiane dello scorso 4 marzo 2018, quando Matteo Salvini ha fatto raggiungere alla sua Lega il migliore risultato della storia. Salvini, inoltre, non ha mai abbassato il sipario sulla campagna elettorale, continuando a twittare, andare in piazza e sapendo sempre dettare l’agenda e intercettare i bisogni dei cittadini. Il Movimento 5 stelle si conferma primo partito anche a queste elezioni, superando il 30% dei consensi. Il partito democratico è dato per non pervenuto durante il periodo elettorale tant’è che porta a casa il peggiore risultato della storia. Silvio Berlusconi tira i freni in barca nelle ultime settimane di campagna elettorale e vede il suo storico partito, Forza Italia, a sorpresa superato dalla Lega.

Maurizio Caprara nelle sue conclusioni nota una serie di differenze nei contenuti delle campagne elettorali americane e italiane: “se un candidato alla presidenza degli Stati Uniti d’America avesse servito il paese in guerra, nonostante si fosse trattato della guerra più sporca di tutte, quella del Vietnam, il suo spot elettorale lo avrebbe ricordato, mentre in Italia nonostante si potessero vantare generali come Di Lorenzo, Franco Angioni, Luigi Ramponi il sentimento di aver combattuto per il paese occupa solo una piccola parte della vita dell’individuo, a meno che non si trattasse di aver fatto la resistenza. Un altro tema importante è quello del debito pubblico che in America è un tema centrale, intacca il futuro dei figli, è ribadito in ogni spot elettorale, mentre qui ne ha parlato solo Emma Bonino. L’obiettivo degli spot è afferrare i sentimenti dell’elettorato per portarli dove si vuole”. Ma non tutti ci riescono.

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