“Ha diciannove anni ma ragiona come uno di trenta: ha la testa del campione” dicevano di Paul Pogba alla Juve nell’estate del 2012 e, come ha ricordato nei giorni scorsi Tuttosport, dopo i primi allenamenti Andrea Pirlo, lui sì un campionissimo anche se da allenatore non ha ancora imbroccato la marcia giusta, disse seccamente all’allenatore della Juve di allora, Antonio Conte: “Mister, non facciamo sciocchezze, Pogba non deve andare in Primavera, sta qui con noi” nella prima squadra. Da allora Pogba ha vinto tutto ed è diventato un’icona del popolo juventino e non solo. Ma oggi dov’è finito il Pogba di allora? Quest’anno ne ha combinate di tutti i colori: dai guai surreali con il fratello alla follia di non operarsi al menisco che gli ha fatto perdere il Mondiale fino all’accusa di doping che ha sconvolto il mondo del calcio e che può stroncargli la carriera. Noi siamo garantisti e vogliamo credere, fino a prova contrario, all’innocenza di Pogba che ora farà le controanalisi per contestare le accuse di doping emerse dopo la sua partita a Udine. Ma è stato lui a rivelare, tra lo stupore dello staff medico della Juve, di aver assunto un integratore che credeva innocuo e che invece ha lasciato tracce di doping. Inconcepibile per un campione come lui. Purtroppo, spiace dirlo, ma Pogba non è più quello che aveva incantato nei suoi primi anni alla Juve: è mezzo distrutto nel fisico ma soprattutto non c’è più con la testa. Da ragazzo ragionava con la maturità di un uomo, da uomo è prigioniero di una insostenibile leggerezza. Peccato, campione, ma non sei più tu e scendi dalla torre.