Gli italiani sono insoddisfatti delle loro retribuzioni. A dirlo è la ricerca Salary Satisfaction Report condotta da Job Pricing su un campione di oltre mille lavoratori di aziende private. In una scala da 1 a 10, infatti, i lavoratori hanno assegnato un voto inferiore al 4 (3,9) ai loro pacchetti retributivi, considerati, oltre che insufficienti, anche iniqui.
I voti del campione interpellato (1056 lavoratori consultati), infatti, sono ampiamente insufficienti per tutti gli aspetti legati alla retribuzione. Nelle aziende, secondo i lavoratori, ci sarebbe poca meritocrazia (3,8), poca trasparenza (4,5) poca equità sia interna che esterna (rispettivamente 4,9 e 4,7) e una scarsa corrispondenza tra performance e retribuzione (3,6).
Secondo la ricerca, dunque, gli italiani ritengono di non essere pagati a sufficienza per quello che fanno e che le promozioni o i vari riconoscimenti di merito all’interno delle aziende seguano il più delle volte dei criteri insondabili, non quantificabili e comunque difficili da comprendere. I lavoratori, inoltre, si dichiarano contrari ai sistemi di contrattazione aziendale che, garantendo una retribuzione uguale per tutti, abbassano la percezione di meritocrazia.
Tutti elementi, questi, che concorrono a delineare il quadro di una classe lavoratrice insoddisfatta e demotivata, in cui lo stipendio fisso resta per quasi tutti (9,1 su 10) il fattore che rende più attraente un posto di lavoro, seguito da altri elementi ritenuti cruciali come le relazioni interpersonali sul posto di lavoro e la possibilità di sviluppo di carriera.