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PNRR in gravissimo ritardo: per la Corte dei Conti è stato speso solo il 6% dei fondi e Fitto bacchetta i ministri

Imagoeconomica

Allarme PNRR: solo il 6% dei fondi disponibili è stato realmente speso. E’ la denuncia della Corte dei Conti che rileva impietosamente ritardi nei pagamenti “agli attuatori e ai realizzatori” per oltre la metà dei progetti. “Formalmente” l’Italia è in linea con l’obiettivo di spesa di 20,4 miliardi del 2022 ma in realtà circa la metà è attribuibile a misure precedenti il PNRR e anche quest’anno saremo in ritardo di circa 15 miliardi sugli obiettivi e dunque il traguardo dei 191 miliardi da spendere col PNRR entro il 2026 come l’Europa ci ha concesso appare, ad oggi, irrealistico.

PNRR: IL MINISTRO FITTO STRIGLIA IL GOVERNO

Dopo aver perso mesi ad accusare il Governo Draghi di fantomatici ritardi e dopo aver perso settimane sostituendo la squadra di tecnici che si occupa dell’attuazione del Piano, il Governo Meloni sembra finalmente aver aperto gli occhi di fronte all’emergenza PNRR dove ogni giorno di più avanza il rischio di perdere parte sostanziosa dei quasi 200 miliardi che l’Europa, che stavolta nessuno potrà definire matrigna nascondendo le proprie colpe e le proprie incapacità.

Al termine del Consiglio dei ministri di ieri, il ministro Raffaele Fitto, a cui fa capo la responsabilità politica dell’attuazione del PNRR ha infatti strigliato i ministri interessati ai capitoli di spesa più grossi del PNRR e lanciato un avvertimento senza equivoci: “Rimettiamoci in riga – ha detto – o ci taglieranno i fondi: dovete fornire in tempi rapidi un’analisi netta e chiara delle criticità relative ai progetti di vostra pertinenza. Non serve una radiografia, ma una risonanza magnetica dello stato di avanzamento dei lavori, da qui alla scadenza del Piano nel 2026”.

PNRR: L’EUROPA E I MERCATI CI GUARDANO

Il ministro Fitto insiste: “Se noi oggi capiamo – ha aggiunto – che alcuni interventi da qui al 30 giugno 2026 non possono essere realizzati, ed è matematico che sia così, dobbiamo dirlo con chiarezza e non aspettare il 2025 per aprire il dibattito su di chi sia la colpa”. I mercati e l’Europa ci guardano – ha concluso il ministro – e dunque tutti alla stanga, ma il tempo perso sarà difficile da recuperare.

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Categories: Politica