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PNRR, Bassanini: riforme più agevoli oggi di 25 anni fa, per due ragioni

La più lunga durata del vincolo europeo e la sua dotazione di risorse finanziarie rispetto a quanto avvenne all’epoca dell’ingresso nell’euro può facilitare il cammino delle riforme collegate al PNRR, ma essenziale sarà la governance per superare dissensi e veti

PNRR, Bassanini: riforme più agevoli oggi di 25 anni fa, per due ragioni

Il legame tra investimenti e riforme è l’asse portante del PNRR presentato dal Governo Draghi alla Commissione europea, non solo per poter usufruire delle generose risorse messe a disposizione dall’Europa, ma anche per rilanciare la crescita del nostro Paese dopo vent’anni di stagnazione o di recessione, considerando soprattutto che l’enorme lievitazione del debito pubblico dovrà essere prima o poi fronteggiata e che la politica monetaria della Bce non potrà essere eternamente espansiva.

Sull’essenzialità delle riforme per l’Italia si soffermano due saggi raccolti in Astrid Rassegna: uno di Claudio De Vincenti e di Marcello Messori dal titolo “Innovazione, mercato e intervento pubblico” e l’altro del Presidente di Astrid, Franco Bassanini, che è qui sotto allegato nella sua versione integrale e si intitola “Le riforme, il vincolo esterno europeo e la governance del PNRR: lezioni da un’esperienza del passato”.

Non per caso Bassanini ricorda quanto avvenne 25 anni fa (1996-8) nel primo Governo Prodi, di cui lui era ministro della Funzione Pubblica e degli Affari regionali. Anche quella fu una stagione di importanti riforme, seppure non tutte destinate a produrre nel tempo gli effetti sperati. Ma un Rapporto dell’Ocse diede atto all’Italia di aver realizzato “impressionanti progressi” nella regolazione dell’economia, del mercato del lavoro, della scuola, della semplificazione burocratica e dell’ammodernamento dell’amministrazione, paradossalmente apprezzati più in Francia che in Italia.

“Una parte di quelle riforme – scrive Bassanini – ha prodotto effetti duraturi nel tempo, mentre un’altra parte è rimasta inattuata o si è rivelata effimera”. Ma qual è stato il fattore che ha determinato il successo di quella stagione delle riforme e che, al tempo stesso, spiega la mancata attuazione successiva di alcune di esse? Secondo Bassanini, decisivo è stato il vincolo esterno europeo. Il Governo Prodi decise di fare tutto il necessario per entrare fin dal primo momento nell’Unione Monetaria Europea e questa fu la molla per affrontare con successo le riforme, ma è pur vero che, per importante che fosse, si trattava di un vincolo di breve termine.

“Con l’ingresso nella UEM del maggio 1998, l’obiettivo fu raggiunto e il vincolo esterno venne meno“, racconta Bassanini, rivelando quello che in quei giorni gli disse il ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi, che con il premier Romano Prodi era stato il principale artefice della stagione delle riforme: “Franco, abbiamo un problema. In questi due anni, l’obiettivo dell’euro e il vincolo europeo ci hanno consentito di vincere ostacoli culturali, opposizioni politiche, resistenze burocratiche e corporative. Adesso che vengono meno, con che cosa li sostituiamo? Il rischio – continuò Ciampi – è che la spinta propulsiva si esaurisca e che non si riescano a portare a termine neanche le riforme già varate. Dobbiamo vederci, tu ed io, per trovare un obiettivo e, se possibile, dei vincoli sostitutivi. E una narrazione altrettanto convincente” di quella che aveva accompagnato l’ingresso dell’Italia nell’euro fin dal primo momento.

Che rapporto c’è tra quella stagione e quell’esperienza e quella attuale del Next Generation Eu e del PNRR del Governo Draghi? “Sono passati più di vent’anni e una stagione di riforme si apre e, ancora una volta, è sostenuta da un vincolo europeo. Ma – sostiene Bassanini – ci sono differenze importanti, quasi tutte in positivo“. La prima differenza è che oggi il vincolo europeo non è di breve ma di medio periodo: sei anni invece di due. E questo conta. Ma vi è an che un’altra novità, ancor più rilevante e cioè che al vincolo europeo si accompagna una consistente dotazione di risorse aggiuntive, essenziali per realizzare le riforme.

Ecco perché oggi – è il ragionamento di Bassanini – “il vincolo europeo può costituire il motore di una nuova stagione di riforme con maggior forza e con maggiore continuità ed efficacia di quanto lo stesso tipo di vincolo abbia pur fatto nella breve stagione della fine degli anni Novanta”. Il fatto che il vincolo europeo duri sei anni, che sia accompagnato da sostanziose risorse finanziarie aiuta e aiuta anche il fatto che a fare le riforme sia un governo a forte caratura tecnica sostenuto da una maggioranza parlamentare bipartisan di larghissima coalizione, ciò che rende minore il rischio che, comunque vadano le prossime elezioni politiche, il futuro Governo pensi di azzerare tutte le riforme.

Fondamentale però è la governance del PNRR, sulla quale, secondo Bassanini, “sarebbe bene distinguere e lasciare al Ministro dell’Economia e delle Finanze la regia e il monitoraggio dei piani e progetti di investimento previsti dal PNRR, ma riservare al Presidente del Consiglio, assistito dal Sottosegretario alla Presidenza, la regia e il coordinamento della definizione e attuazione delle riforme, che del PNRR rappresentano una componente essenziale, ivi compreso, quando necessario, un potere di intervento diretto per sbloccare dissensi e veti”.

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