Semplificare le procedure, razionalizzare la documentazione richiesta, ridurre i tempi dell’iter amministrativo e aumentare la chiarezza informativa all’avvio dei procedimenti. Sono queste le principali richieste che le imprese italiane rivolgono alla pubblica amministrazione, secondo quanto risulta dal Focus Pmi 2016 a cura di LS Lexjus Sinacta e dell’Istituto Tagliacarne. La ricerca è basata sia su informazioni statistiche di fonte istituzionale sia su un’indagine presso un campione rappresentativo di mille Pmi italiane.
Stando all’indagine, il 50,6% delle imprese ritiene che la qualità dei servizi resi dalla Pubblica Amministrazione negli ultimi tre anni sia rimasta invariata, a fronte di un 19,5% che la ritiene addirittura peggiorata.
“Seppure la PA dichiari ampi margini di miglioramento – si legge nel Focus –, che effettivamente in molti settori sono evidenti (autorizzazione unica ambientale, sportello per l’edilizia, potenziamento dell’autocertificazione, eliminazione degli oneri amministrativi ridondanti, ecc.), questo miglioramento non è effettivamente percepito da un’ampia fascia di imprese. In tal senso è opportuno immaginare, oltre ad un ulteriore rafforzamento e potenziamento di queste azioni, un’azione di controllo della loro implementazione (soprattutto al Sud) ed una maggior comunicazione tra il comparto delle imprese e quello della PA sulle misure di semplificazione messe in campo”.
Dall’indagine emerge poi come la mancata crescita degli investimenti aziendali non debba essere attribuita ad una carenza di azioni degli amministratori pubblici a sostegno del mondo imprenditoriale, visto che molti provvedimenti risultano graditi (quali il “Bonus investimenti” oppure i Finanziamenti agevolati previsti dalla “Nuova Sabatini”), ma ad un diffuso scetticismo (che si insinua soprattutto nell’universo delle imprese più piccole) circa una ripresa duratura del ciclo economico e di una ripartenza a breve dei consumi e della domanda di beni e servizi attivata dalle famiglie.
In Europa, riporta infine lo studio, l’Italia si piazza al 24esimo posto su 28 Paesi Ue per qualità ed efficienza della pubblica amministrazione: peggio di noi solo Grecia, Croazia, Bulgaria e Romania. La classifica è stilata in base all’European Quality of Government Index (EQI), un indicatore costituito nell’ambito di un progetto di ricerca comunitario attraverso un sondaggio che coinvolge 85 mila cittadini in 206 regioni. La top 5 di questa graduatoria europea e dominata da Paesi del Nord: la Danimarca è in prima posizione, seguita da Finlandia e Svezia; subito fuori dal podio, Paesi Bassi e Lussemburgo.
Quanto all’imposizione fiscale sulle imprese e sul lavoro, i dati Eurostat confermano che l’Italia si colloca sempre ampiamente sopra la media dell’UE a 28 Paesi, ed ai primi posti in una comparazione ristretta con Paesi “strutturalmente vicini” come Francia, Spagna e Germania.
* Rapporto tra il totale delle entrate da tassazione (inclusa la tassazione sul lavoro pagata dalle imprese – social contributions – e al netto della deduzione degli importi non incassati) ed il PIL annualmente prodotto nel Paese
Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Eurostat