Ultime ore per evitare di sborsare il 6% in più sulle plusvalenze maturate e non realizzate al 30 giugno scorso con azioni, obbligazioni e derivati. Entro domani, martedì 30 settembre, i risparmiatori italiani possono comunicare a banche e intermediari finanziari la volontà di esercitare l’opzione di affrancamento, una strada che permette di pagare l’imposta sostitutiva al 20%, ovvero con aliquota pari alla precedente tassazione sulle rendite finanziarie. Sarà così possibile sfuggire, almeno per il momento, alla nuova soglia del 26% stabilita dal governo con il decreto Irpef e in vigore dal primo luglio.
Si tratta di una libera scelta che presuppone l’invio di una comunicazione scritta, in assenza della quale l’imposizione salirà automaticamente di sei punti percentuali. In sostanza, ai risparmiatori è concesso di pagare le tasse sul capital gain come se i titoli in portafoglio fossero stati venduti lo scorso 30 giugno.
Se si hanno più depositi titoli, è necessario indicare all’intermediario finanziario su quale si richiede l’affrancamento. All’interno dei singoli depositi, non è possibile scegliere su quali titoli pagare con la vecchia aliquota: saranno tutti tassati allo stesso modo, fatta eccezione per quelli esclusi dall’intervento, come i titoli di Stato (su cui la tassazione rimane comunque al 12,5%).
In caso di risparmio amministrato, la responsabilità di versare l’imposta sostitutiva spetta alla Banca, che dovrà occuparsene entro il 16 novembre, dal momento che la scadenza del 17 cade di domenica. Stessa scadenza anche in caso di regime dichiarativo, con la differenza che in questo caso il risparmiatore dovrà avere l’accortezza d’indicare la scelta dell’affrancamento nel modello Unico 2015. La strada rimane preclusa invece nel risparmio gestito, poiché in quel caso i redditi vengono tassati in base al momento in cui maturano e non a quelli del realizzo.
Inoltre, le minusvalenze possono essere usate – prima della scadenza, che arriva dopo quattro anni – per compensare le plusvalenze. L’operazione è possibile anche se minusvalenze e plusvalenze fanno riferimento a depositi differenti, purché siano detenuti dallo stesso intermediario.